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Società cartiere in Est Europa: frode milionaria nel settore biodiesel

Eseguito un decreto di sequestro preventivo per oltre 11 milioni di euro, operato mediante il blocco della somma detenuta presso un conto corrente dedicato da una società veneta coinvolta in una frode fiscale.

Ferrara – All’esito di un’articolata indagine nel settore dei reati tributari, i militari del Comando provinciale estense hanno dato attuazione a un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. presso il tribunale di Verona – Carola Musio – per oltre 11 milioni di euro, operato mediante il blocco della somma, in valuta estera, depositata su un dedicato conto corrente societario, in quanto ritenuti il profitto di una ingente frode fiscale realizzata da una società veneta operante a livello internazionale nel settore del commercio dei bio-carburanti.

Le indagini svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanzia di Ferrara e coordinate dalla procura della Repubblica di Verona, hanno avuto origine dallo sviluppo di due segnalazioni di operazioni sospette che riguardavano alcuni fornitori di biodiesel della società veneta che avevano intrattenuto pregressi rapporti commerciali con una impresa del Ferrarese, i cui esiti hanno portato a ipotizzare che le somme sequestrate derivassero da una frode fiscale realizzata mediante l’emissione e utilizzo di fatture soggettivamente inesistenti emesse da fornitori fittizi con sedi in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e in Bulgaria.

Le ulteriori attività di analisi svolte con l’ausilio delle banche dati in uso al Corpo e attraverso controlli incrociati nei confronti delle imprese facenti parte della “filiera” individuata, nonché l’esecuzione di perquisizioni e indagini finanziarie disposte dall’autorità giudiziaria inquirente unitamente a un ordine europeo di indagine (OEI) in Bulgaria, sede del produttore di biodiesel, hanno permesso di ricostruire il modus operandi e confermare il ruolo della società veneta quale effettiva beneficiaria della frode, la quale operava avvalendosi di una serie di società cartiere, con ramificazioni anche nella Repubblica Ceca e in Slovacchia, intestate a soggetti cc.dd. “prestanome” frapposte ad hoc fra l’effettivo fornitore estero e l’acquirente finale.

Attraverso infatti i numerosi passaggi documentali riferiti, in realtà, al diretto acquisto della merce proveniente da un unico fornitore situato in Bulgaria, la società indagata riusciva a ostacolare la ricostruzione dell’effettiva circolazione dei prodotti, nonché a ottenere vantaggi sia fiscali, omettendo il versamento dell’IVA dovuta, che economici riuscendo a praticare sul mercato prezzi più competitivi rispetto alle aziende di settore sane e rispettose delle regole.

L’operazione rappresenta un segno tangibile dell’attenzione dell’autorità giudiziaria e della Guardia di Finanza al grave fenomeno della frode fiscale: questa costituisce infatti un grave ostacolo allo sviluppo economico perché distorce la concorrenza e l’allocazione delle risorse, mina il rapporto di fiducia tra cittadini e Stato e penalizza l’equità, sottraendo spazi di intervento a favore della collettività.

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