Smascherati 70 “furbetti” del Reddito di cittadinanza

Non dichiaravano ingenti quantità di denaro vinte con scommesse sportive e in più intascavano il sussidio. Non solo, alcuni degli indagati non dichiaravano il possesso di proprietà immobili pur di percepire il Reddito di cittadinanza. I militari hanno rastrellato la provincia di Treviso bloccando un illecito da oltre 400mila euro.

Treviso – La Guardia di Finanza ha denunciato per illeciti contro il Reddito di cittadinanza 70 persone, che ora dovranno restituire oltre 440 mila euro. In collaborazione con l’INPS e con il Nucleo speciale Spesa pubblica e Repressione frodi comunitarie del Corpo, hanno accertato in capo a 70 persone l’indebita percezione di somme per circa 440 mila euro, in ragione dell’assenza delle condizioni legittimanti la fruizione del “Reddito di cittadinanza” (RdC).

Tale forma di assistenza economica, introdotta con il Decreto Legge n. 4 del 2019, rappresenta uno strumento di politica attiva del lavoro, di contrasto alla povertà, alla diseguaglianza e all’esclusione sociale, essendo riservato a quella fascia di popolazione che versa in condizioni reddituali disagiate o che si trova disoccupata a causa di una recente perdita del lavoro.

I controlli hanno consentito di rilevare 70 posizioni irregolari, dislocate su tutto il territorio della provincia, con conseguente indebita percezione del reddito di cittadinanza, poiché i beneficiari non erano in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente.

Diverse, e in certi casi singolari, le violazioni accertate. Per molti cittadini stranieri, la causa della illegittima fruizione del beneficio è dovuta alla mancanza del requisito della residenza, tenuto conto che la legge prevede che il richiedente il sussidio debba essere residente in Italia da almeno 10 anni e che lo sia stato continuativamente negli ultimi due anni.

Un danno allo Stato di oltre 400mila euro

In altri casi, poi gli approfondimenti svolti hanno consentito di rilevare che i beneficiari, omettendo di indicare nella Dichiarazione Sostitutiva Unica (DSU) i redditi correlati alle vincite conseguite al gioco online, hanno fornito informazioni non veritiere con riferimento alla propria posizione reddituale. O ancora, le stesse vincite sono state conseguite nel periodo in cui il RdC veniva già percepito, ma non sono state comunicate all’INPS, perché questo avrebbe fatto perdere il diritto al beneficio.

Alcuni beneficiari del RdC, infatti, sono risultati titolari di conti di gioco online, utilizzati assiduamente per effettuare scommesse su eventi sportivi, oltre che per prendere parte a tornei di poker o altri giochi da tavolo. Su tali conti di gioco sono state accreditate, in alcuni casi, somme di denaro per centinaia di migliaia di euro, palesemente incompatibili con uno stato di indigenza economica.

Significativo, in tale contesto, è il caso di un sessantenne di Sarmede che, omettendo di dichiarare disponibilità economiche derivanti da vincite al gioco per oltre 255.000 euro, ha percepito indebitamente somme per 18.500 euro.

Vi sono ancora casi in cui l’irregolarità ha riguardato l’omissione, nella dichiarazione sostitutiva unica, di informazioni reddituali rilevanti – quali redditi percepiti, anche per attività di lavoro dipendente, e disponibilità immobiliari – che, se correttamente indicate, avrebbero posto i richiedenti al di fuori dei limiti previsti per l’ammissione all’istituto in parola.

Tra le tante, emergono le posizioni di una cinquantenne di Conegliano, che ha omesso di dichiarare disponibilità economiche detenute in un Paese dell’Europa orientale per oltre 310.000 euro, e di due donne straniere residenti nella castellana, che non avevano dichiarato i redditi percepiti per la loro attività di badanti, risultando così disoccupate e ottenendo i benefici economici del RdC.

Tutte le irregolarità accertate sono state segnalate all’INPS per l’avvio delle procedure di revoca del beneficio e restituzione delle somme indebitamente percepite, ammontanti a circa 440 mila euro, mentre i responsabili sono stati denunciati alla procura della Repubblica presso il Tribunale di Treviso, atteso che l’indebita percezione del beneficio è punita con la reclusione da due a sei anni, nei casi di presentazione di dichiarazioni attestanti cose non vere, e con la reclusione da uno a tre anni, nei casi di omessa comunicazione delle variazioni del reddito o del patrimonio, successive alla presentazione della dichiarazione.

L’intervento fa seguito a quello analogo, concluso nel mese di ottobre 2021, che aveva portato alla denuncia di 116 persone e al recupero di somme indebitamente percepite per oltre 700 mila euro. Salgono dunque a 186 i denunciati nella Marca, che hanno indebitamente percepito oltre 1,1 milioni di euro.

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