Francesco Curcio alla guida degli uffici etnei ringrazia la buona sorte e parla della necessità di fare squadra e non essere soli al comando.
Catania – Si insedia il neo Procuratore di Catania, Francesco Curcio. Le sue prime parole sono di ringraziamento alla “buona sorte che mi ha consentito di svolgere il lavoro di magistrato”, una sorte benevola per “l’opportunità di farlo a Catania, città con tanti contrasti che ha necessità di una giustizia efficiente”. Curcio, nel suo discorso di insediamento, sottolineando che è “l’incarico più importante” della sua carriera che svolgerà “ascoltando e confrontandosi con gli altri”, era emozionato e motivato. Alla cerimonia era presente il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo. Tra i “pericoli a Catania”, pur invitando a “mettere da parte la scaletta delle priorità”, il neo procuratore ha evidenziato quello della “criminalità organizzata che muta pelle si sta trasformando sempre più in comitato d’affari, vestendo sempre più un colletto bianco”.
Poi ha ricordato anche le “violenze domestiche e l’uso spregiudicato degli strumenti finanziari e della economia, attraverso i quali si riciclano i proventi dell’attività illecita”. “Ringrazio chi mi ha preceduto – ha aggiunto Curcio – provo ammirazione per i colleghi Carmelo Zuccaro e Agata Santonocito, li conosco personalmente e spero di non farli rimpiangere. La Procura è una squadra, con cui sono felice di lavorare, è
assurda la figura di un capo dell’ufficio che sta da solo in testa al comando. Potrà sembrare improprio parlare di una gestione democratica dell’ufficio, ma occorre confrontarsi con tutti coloro i quali ne fanno parte, perché il risultato di uno è il risultato di tutti”.
E ancora, ha sottolineato che la “Procura si trova al crocevia di una serie di rapporti. Si devono sempre distinguere i ruoli e i magistrati devono saper applicare le norme. Va contrastata la tratta degli esseri
umani e il rapporto con la Polizia Giudiziaria deve essere sempre più stretto. Ci devono essere una serie di incontri e confronti per esempio sul diritto penale. È necessario continuare sulla Strada intrapresa dalle precedenti gestioni per un dialogo continuo”. Curcio è poi entrato nel merito del rapporto tra magistratura e politica, sollecitato dai giornalisti: “Ognuno deve fare quello che gli spetta. Ai magistrati interpretare le leggi che hanno una loro gerarchia: c’è la Costituzione, i trattati internazionali, le leggi dello Stato e quelle regionali. E noi dobbiamo mettere insieme questo mosaico. La politica ha un compito più alto del nostro, perché deve dare l’indirizzo politico. Però questo non significa che noi dobbiamo venir meno al nostro lavoro”.
Poi si è soffermato su Catania, “una città ricca di fermenti, di forze positive, con i problemi che conosciamo tutti e che io devo approfondire e conoscere nei prossimi mesi: ‘nessuno nasce imparato’, si dice”, ha affermato il neo procuratore. “Catania è una delle migliori Procure d’Europa, e non soltanto d’Italia, sul profilo delle inchieste sull’immigrazione clandestina e noi dobbiamo implementare questa attività visto che ci sono delle professionalità che ci invidiano all’estero. L’Italia, nel 2006, ha sottoscritto il trattato che prevede il contrasto e la punizione dei trafficanti, ma, nello stesso tempo l’assistenza a chi è vittima di tratta”. Infine, a una domanda di una giornalista se “per questa nomina ha lottato”, in riferimento al ricorso presentato da tre ‘aggiunti’ del suo ufficio, Curcio ha risposto: “no, ho fatto la domanda e basta”.