Sgarbi assolto per il caso del quadro comprato all’asta: “Il fatto non sussiste”

Il gup della Capitale ha disposto il non luogo a procedere per ex sottosegretario alla Cultura e per la compagna Sabrina Colle.

Roma – Non luogo a procedere per l’ex sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi e per la compagna Sabrina Colle nell’ambito dell’inchiesta su un presunto mancato pagamento di debiti con l’Agenzia delle Entrate per un totale di circa 715mila euro. Il giudice ha prosciolto Sgarbi con la formula “perché il fatto non sussiste”. La procura di Roma aveva chiesto il rinvio a giudizio per il critico, difeso dagli avvocati Giampaolo Cicconi e Manuel Varesi, e per Colle, difesa dall’avvocato Giuseppe Iannaccone.

La contestazione era relativa all’articolo 11 della legge sui reati tributari sulla sottrazione fraudolenta al pagamento di imposte. La vicenda risale all’ottobre 2020 e riguardava anche l’acquisto all’asta di un quadro in cui figurava come acquirente la compagna di Sgarbi.

Vittorio Sgarbi

I pm contestavano a Sgarbi di aver acquisito all’asta, nel 2020, un dipinto di inizio Novecento, “Il giardino delle fate” di Vittorio Zecchin, facendo figurare come acquirente la compagna, Sabrina Colle. Secondo il nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Roma, la donna aveva agito per conto di Sgarbi allo scopo di aggirare il fisco. L’ex sottosegretario, per gli inquirenti, aveva una serie di debiti con l’erario e avrebbe preferito non intestarsi questa opera d’arte, ma il reale acquirente era lui.

L’ex sottosegretario era stato indagato per sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Lo scorso ottobre, quando era stata data la notizia dell’inchiesta, Sgarbi aveva spiegato che si trattava di “sequela di bugie” che procurano “un grave danno reputazionale mio e di tutti gli altri soggetti citati, accomunandoli a ipotesi di reato che, in quanto fondate su presupposti falsi, configurano una grave calunnia per la quale, adesso, si renderà necessaria anche una denuncia alla Procura della Repubblica”. Poco dopo però il critico d’arte aveva comunicato agli inquirenti di voler saldare i conti in sospeso con l’agenzia delle entrate.

Sgarbi e il dipinto “Il giardino delle Fate”

L’acquisto del dipinto, “Il giardino delle fate”, opera del 1913 di Vittorio Zecchin, secondo la tesi di Sgarbi sarebbe stato realizzato grazie alla munificenza dell’ormai defunto Corrado Sforza Fogliani, avvocato cassazionista e banchiere, ex presidente di Confedilizia e vicepresidente dell’Abi. “Il dipinto è stato donato alla mia fidanzata – aveva sostenuto Sgarbi – da Corrado Sforza Fogliani, come risulta da bonifico. Avrà diritto di avere un quadro? Io inoltre non ho mai partecipato all’asta. Il quadro è stato battuto dalla mia fidanzata, è intestato a lei, ed è notificato dallo Stato a suo nome. Lei batte il quadro e dopo un certo tempo, attendendo di pagarlo, ne parla con Sforza Fogliani che decide di regalarglielo” dice il critico e Sabrina Colle conferma: “Sforza Fogliani era un mio grandissimo amico, mi ha fatto un regalo. Tutto questo lo abbiamo già spiegato alla Finanza. Il vostro è un fatto inquisitorio”.

Quanto al dipinto, si tratta di un’opera di Vittorio Zecchin, artista nato a Murano nel 1878, e risale al 1913. “Il giardino delle fate” era stato messo in vendita dalla casa d’aste Della Rocca e aggiudicata per 148mila euro. Sforza Fogliani, morto nel dicembre 2022, era in amicizia con Sgarbi per le attività di mecenatismo culturale della Banca di Piacenza della quale era storico presidente.
   

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