Serena Mollicone, annullata la sentenza: ok al nuovo processo in Corte d’appello

A 24 anni dall’omicidio della 18enne di Arce, la Cassazione ha accolto il ricorso della Procura Generale contro l’assoluzione della famiglia Mottola. Consuelo: “Spero ancora nella giustizia”.

Roma – A 24 anni dall’omicidio di Serena Mollicone, la Corte di Cassazione ha deciso: ci sarà un nuovo processo di appello per il delitto della giovane di Arce, uccisa il 1° giugno 2001 nel Frusinate. I giudici hanno accolto il ricorso della Procura Generale della Corte d’Appello di Roma, annullando la sentenza di assoluzione dell’ex comandante della caserma dei carabinieri di Arce, Franco Mottola, della moglie Anna Maria e del figlio Marco, accusati del femminicidio. La vicenda, uno dei gialli più complessi della cronaca italiana, torna così in aula, riaccendendo la speranza della famiglia di ottenere giustizia.

L’udienza, iniziata alle 10 nell’aula Brancaccio della Suprema Corte, ha visto la presenza di Consuelo Mollicone, sorella di Serena, degli zii e degli imputati Franco e Marco Mottola. Assenti, invece, Anna Maria Mottola e i carabinieri Francesco Suprano e Vincenzo Quatrale, per i quali la vicenda si è chiusa in secondo grado con l’assoluzione definitiva. La Corte d’Assise di Cassino prima (2022) e la Corte d’Assise d’Appello di Roma poi (2024) avevano assolto tutti gli imputati, ma la Procura Generale ha contestato la “mancanza di motivazione” nelle sentenze, convincendo la Cassazione a disporre un nuovo giudizio per i Mottola.

Serena scomparve il 1° giugno 2001 dopo essere uscita di casa per un appuntamento medico a Sora. Il suo corpo fu ritrovato due giorni dopo nel bosco di Fonte Cupa, ad Anitrella, con mani e piedi legati, nastro adesivo su naso e bocca e un sacchetto in testa. L’autopsia rivelò un trauma cranico e la morte per asfissia. Le indagini, tra archiviazioni e colpi di scena, hanno puntato sulla caserma di Arce, dove, secondo l’accusa e i Ris, Serena sarebbe stata uccisa, forse sbattuta contro una porta dell’alloggio dei Mottola.

In aula, la sostituta procuratrice generale Assunta Cocomello ha definito la sentenza d’appello “apparente”, denunciando “plurime violazioni di legge e mancanza di motivazione”. I pg Francesco Piantoni e Deborah Landolfi avevano chiesto condanne pesanti: 24 anni per Franco Mottola, 22 per Marco e Anna Maria. Consuelo, visibilmente commossa, ha dichiarato: “Tanti hanno visto e sono rimasti in silenzio. Mio padre e mia sorella non hanno avuto giustizia su questa terra, spero di averla io.”

La difesa dei Mottola, rappresentata dagli avvocati Francesco Germani, Piergiorgio Di Giuseppe e Mauro Marsella, ha sostenuto l’innocenza dei propri assistiti, forte delle due assoluzioni precedenti. Ma per la famiglia Mollicone e le parti civili—rappresentate tra gli altri da Anthony Iafrate ed Elisa Castellucci—il nuovo processo è un’occasione per fare luce su un caso segnato dal suicidio del brigadiere Santino Tuzi, che nel 2008 disse di aver visto Serena in caserma, e da indizi come i frammenti di legno e colla compatibili con la porta dei Mottola.

Il movente? “Serena aveva capito qualcosa che non andava ad Arce, forse legato allo spaccio,” ha ipotizzato Consuelo. Ora, dopo anni di battaglie, la verità sembra più vicina, ma ancora incerta.

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