Tommaso Onofri

Sequestrò il piccolo Tommy, semilibertà per Raimondi. La mamma del bimbo: “Non è giustizia”

L’ex pugile fu condannato a 20 anni per il rapimento ma non per l’omicidio, per il quale Mario Alessi sta scontando l’ergastolo. Uscirà per fare il magazziniere a Forlì.

Parma – Ha riottenuto la semilibertà dopo 16 anni e mezzo per lavorare come magazziniere e poi rientrare al termine della giornata nel carcere di Forlì, dove sta scontando 20 anni (con rito abbreviato con lo sconto di un terzo della pena) per il rapimento del piccolo Tommaso Onofri, 18 mesi appena, la sera del 2 marzo 2006 a Parma. Salvatore Raimondi, all’epoca 27enne ex pugile, lavoratore saltuario e a sua volta pregiudicato, partecipò in prima persona al sequestro del bimbo insieme a Mario Alessi, muratore che aveva lavorato per gli Onofri.

Una vicenda orribile, che sconvolse l’Italia e perché si concluse con l’uccisione del piccolo da parte di Alessi, poi condannato all’ergastolo. La compagna di quest’ultimo, Antonella Conserva, riconosciuta come complice, sta scontando 24 anni.

Salvatore Raimondi

I giudici del tribunale di Parma, al processo, stabilirono che fu lui che a prendere il piccolo Tommy dal seggiolone, lasciando un impronta sul nastro adesivo con cui fu legata tutta la famiglia la sera del sequestro, avvenuto in una casa di Casalbaroncolo, alle porte di Parma. Alessi e Raimondi portarono via il piccolo allo scopo di ottenere il pagamento di un riscatto, nell’erroneo convincimento che i genitori avessero accesso a importanti risorse economiche. Ma quasi subito lo uccisero a colpi di badile a poche centinaia di metri da casa, perché piangeva troppo forte o perché temevano di essere già braccati dalle forze dell’ordine. Quindi lo seppellirono sull’argine del torrente Enza, lungo strada del Traglione, luogo di droga e prostituzione, dove fu ritrovato un mese più tardi quando i due confessarono il delitto.

Una vicenda orribile, quella del piccolo Tommy, a seguito della quale il papà Paolo Onofri venne colpito da infarto l’11 agosto 2008 e rimase in stato di coma vegetativo per anni prima di spegnersi definitivamente nella notte tra il 14 e il 15 gennaio 2014.

Raimondi ha già scontato 16 anni e mezzo di carcere, ma non è ancora libero perché nel 2018 è stato condannato a tre anni e mezzo per estorsione nei confronti di un altro detenuto.

“Provo una profonda amarezza – ha dichiarato alla Gazzetta di Parma Paola Pellinghelli, la madre del piccolo Tommy – quando sento parlare di permessi, sconti o semilibertà. Questa non è giustizia, è ingiustizia”.

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