Separazione delle carriere vicina alla meta del primo ok, oggi la discussione

Si voteranno gli emendamenti alla riforma. Il centrodestra è compatto mentre le opposizioni restano sulle barricate con le toghe.

Roma – Dopo la legge di bilancio e la pausa natalizia, alla Camera in questo primo scorcio del 2025 va in scena l’attesa riforma della separazione delle carriere che dovrebbe ottenere un primo via libera nelle prossime ore. Oggi alle 12 è scaduto il termine per presentare gli emendamenti e domani l’aula comincerà a discuterli. Il primo dei quattro voti che la riforma costituzionale richiede dovrebbe passare senza intoppi anche perché la maggioranza dovrebbe contare sull’appoggio di Italia viva, Azione e Più Europa, da sempre favorevoli al testo. Restano invece sulle barricate il Pd, Movimento 5 stelle e Avs che probabilmente ripresenteranno gran parte degli emendamenti proposti nella commissione Affari costituzionali, ma con pochissime chances di spuntarla. Sono circa 170 gli emendamenti presentati dalle opposizioni al ddl costituzionale 1917. In particolare ne sono stati presentati una settantina dal Pd, 56 dal M5S, 36 da Avs e 7 da Iv. Nessun emendamento da Più Europa, né da Azione.

Una riforma che da sempre, oltre alle opposizioni, trova in trincea anche la magistratura, fortemente contraria al provvedimento che vuole separare le funzioni dei giudici da quelle del pubblico ministero. “Non c’è un intento punitivo nei confronti dei magistrati, ma c’è un intento punitivo nei confronti della magistratura come istituzione e ciò si ridonderà a svantaggio della collettività intera”, ha detto il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia. Da qui il braccio di ferro che dura da mesi tra governo e toghe, una guerra in cui nessuno sembra voler non indietreggiare di un millimetro. L’obiettivo dell’esecutivo è arrivare a completare il percorso del ddl costituzionale entro luglio prossimo o al massimo a settembre, con il referendum che si potrebbe tenere, sottolineano nel governo, all’inizio del 2026.

Il viceministro del dicastero di via Arenula Francesco Paolo Sisto, il giorno dell’approdo nell’Aula della Camera, ha respinto le accuse dell’opposizione: “La riforma – ha sottolineato – non tocca minimamente il tema dell’indipendenza e autonomia della magistratura né l’obbligatorietà dell’azione penale”. Sisto si è detto d’accordo con il ministro della Giustizia Carlo Nordio che in più occasioni ha detto di non temere il referendum. “E’ la migliore soluzione – ha detto -. Tutto passerà attraverso il giudizio degli italiani”, una prospettiva che a suo dire “dovrebbe tranquillizzare tutti. Abbiamo lavorato ‘pancia a terra’ e raggiunto il primo obiettivo, ossia il via libera alla separazione delle carriere dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera, tema che è nel Dna, da sempre, di Forza Italia. In base alla Costituzione, la terzietà va garantita dall’ordinamento, l’imparzialità dai provvedimenti del giudice”.

La riforma della giustizia prevede che, a differenza di oggi, le carriere dei magistrati che fanno le indagini (pm) siano distinte da quelle dei giudici (di tribunale e delle Corti) per cui ciascuno a inizio carriera dovrà fare una scelta definitiva di funzione, e restarci. Insomma niente più ‘porte girevoli’ tra pm e giudici secondo un’espressione abusata negli anni scorsi, vista l’anzianità della battaglia che però non convince gran parte delle toghe. A intestarsene la paternità è Forza Italia, in linea con la distribuzione politica delle riforme cardine della legislatura, tra l’autonomia differenziata della Lega e l’elezione diretta del premier che fa capo a Fratelli d’Italia. Quest’ultima, però, da mesi è quasi forzatamente rallentata, a Montecitorio, complici i
difficili equilibri che alla “madre di tutte le riforme” vanno garantiti.

In vista di domani FI sta valutando se intervenire ritoccando il meccanismo di scelta dei componenti laici del Consiglio superiore della magistratura: ora è affidato a un sorteggio che però – è il ragionamento che
circola nel partito di Antonio Tajani – rischia di sbilanciare il sistema, rispetto ai 2/3 dei togati. Ma niente di più, assicurano i tre partiti. Compresa la Lega, tentata di recente dal rilancio sulla responsabilità civile dei magistrati. Il tema si è riproposto subito dopo l’assoluzione di Matteo Salvini al processo Open Arms, il 20 dicembre scorso. Una questione che potrebbe animare l’elettorato leghista e trovare il sostegno degli alleati. No al sorteggio per i membri laici del Consiglio superiore della magistratura. Questo prevede un emendamento di Forza Italia depositato al ddl costituzionale per la separazione delle carriere che oggi torna nell’Aula della Camera a partire dalle 12. Il partito di Antonio Tajani vuole infatti lasciare l’elezione dei laici così com’è ora, cioè da parte del Parlamento in seduta comune. Il sorteggio resterebbe, invece, per i soli componenti togati.

“La riforma della giustizia è la priorità di Forza Italia, ma anche degli altri partiti della maggioranza. In Parlamento lavoreremo perché il testo possa essere approvato nel più breve tempo possibile”. Lo afferma ad ‘Affaritaliani.it’ il segretario di Forza Italia Antonio Tajani rispondendo alla domanda se per il partito fondato da Silvio Berlusconi sia prioritario accelerare al massimo con la riforma della giustizia e se la maggioranza di
centrodestra riuscirà a portarla a termine entro la fine del 2025. “La certezza del diritto con un sistema giudiziario efficiente ed in grado di rendere più brevi i tempi del processo è fondamentale anche per la nostra economia. Una giustizia giusta garantisce investimenti non solo nazionali nel nostro Paese – conclude – La riforma che sosteniamo, con la separazione delle carriere dei magistrati, è destinata a valorizzare la figura del giudice che con la sua terzietà renderà sempre più credibili le sue decisioni”.

“Si tratta di una riforma condivisa da tutto il centrodestra e non si piantano bandierine come ha giustamente detto il vicepremier Tajani. E’ certamente una priorità della maggioranza”, afferma ad ‘Affaritaliani.it’ il sottosegretario alla Giustizia di Fratelli d’Italia Andrea Delmastro sulla riforma del
sistema giudiziario rispetto alla quale aggiunge: “Quest’anno sarà la priorità del governo e della maggioranza e contiamo di concludere l’iter parlamentare entro la fine del 2025″. In un’intervista a La Stampa, Edmondo Bruti Liberati, ex procuratore capo di Milano sottolinea che “una campagna contro la magistratura così incisiva non si vedeva da tempo. I magistrati che sull’immigrazione si erano prudentemente rivolti alla Corte di giustizia Ue sono stati aggrediti. Il dibattito sul ruolo del pubblico ministero è sempre aperto, ma la separazione delle carriere viene utilizzata quasi come una ritorsione, tacendo i rischi di una sottomissione all’esecutivo”.

Si tratta di una importante riforma della intera magistratura indispensabile al fine di realizzare nel processo la figura del ‘giudice terzo’, separato dall’accusa e dalla difesa, garante dei diritti dei cittadini, previsto dall’articolo 111 della Costituzione e mai di fatto realizzato”, ha sottolineato più volte l’Unione delle Camere penali italiane, da sempre impegnata in questa battaglia. I penalisti sin dall’entrata in vigore del codice Vassalli si sono battuti per realizzare una “vera riforma che separasse la magistratura requirente da quella giudicante come unico mezzo per ottenere un giudice forte, autorevole e indipendente, garantendo al tempo stesso l’autonomia e l’indipendenza del pubblico ministero, condizioni indispensabili per la piena realizzazione del processo accusatorio”.

“Una riforma che dunque non ha nulla di punitivo ma che intende garantire ai tutti i cittadini un sistema penale moderno e funzionale rispettoso delle garanzie di libertà della persona iscritte nella nostra Costituzione ed ispirato ai principi liberali e democratici dell’equo e giusto processo – fanno notare le Camere Penali – Il percorso parlamentare di questa importante riforma ha avuto inizio nel 2017 con il deposito del disegno di legge di iniziativa popolare promosso dagli avvocati penalisti al quale si sono ispirati i successivi progetti confluiti nell’attuale iter parlamentare che dopo i necessari passaggi nelle Commissioni, sta ora entrando nel vivo”. “Al fine di dare sostegno al complesso percorso di questa legge di riforma costituzionale, l’Ucpi intende costituire fin da ora un Comitato che funga da supporto all’approvazione della legge, spiegandone le ragioni ai cittadini, e denunciando le errate prospettazioni e le falsità che vengono spesso opposte alla riforma da parte dell’informazione e della stessa magistratura, che finiscono con l’inquinare il dibattito politico”, ha affermato la Giunta dell’Unione.

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