È morta a 101 anni Elisabetta Baldi Caponnetto, moglie del giudice antimafia Antonino Caponnetto, che chiese di andare a Palermo per sostituire Rocco Chinnici, ucciso in un agguato mafioso. Ha dedicato gli ultimi anni della sua vita ai giovani, facendo conoscere loro il significato più intimo e profondo della parola “mafia”.
Firenze – “Una grande perdita. Condividere con Elisabetta Baldi Caponnetto la presidenza onoraria della Fondazione è stato per me un grande onore e da oggi, ancora di più, una grande responsabilità. Il mio cordoglio e il mio abbraccio alla famiglia”. Queste le parole di Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto. Antoci è scampato ad un attentato mafioso nel maggio 2016, grazie all’intervento armato degli uomini alla scorta della polizia di Stato. Nel suo incarico di presidente onorario della Fondazione, ha affiancato, in questi anni, proprio la moglie del giudice che ne ricopriva il ruolo dalla costituzione.
Dopo l’assassinio di Chinnici, Antonino Caponnetto prese le redini del pool, nel novembre 1983 chiamò accanto a sé Giovanni Falcone, Paolo Borsellino, Gioacchino Natoli, Giuseppe Di Lello e Leonardo Guarnotta. La loro attività portò all’arresto di più di 400 criminali legati a “Cosa Nostra”, culminando nel maxiprocesso di Palermo, celebrato a partire dal 10 febbraio 1986.
È considerato uno degli eroi-simbolo della lotta al crimine organizzato italiano e concluse la sua carriera nel 1990, dovendo assistere prima alla morte di Falcone e poco dopo a quella di Borsellino, assassinati dalla mafia. La moglie Elisabetta Baldi gli stette sempre al fianco anche quando, ritornato a Firenze, dedicò il resto della sua vita ai giovani, incontrandone migliaia per scuole e università così come lei stessa fece per anni.