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Scoperta casa di tolleranza: scattano denuncia di sfruttamento della prostituzione e sequestro dell’immobile

Chiuse, di fatto, dalla legge Merlin, ma non del tutto scomparse, le “case di piacere” tornano di tanto in tanto a occupare le pagine di cronaca. È accaduto di recente in provincia di Varese dove una donna gestiva con piglio imprenditoriale un’abitazione adibita a bordello. Individuata dalla polizia si é vista sfumare la lucrosa attività.

Varese – Nel pomeriggio del 5 luglio scorso, la polizia di Gallarate ha scoperto una vera e propria “casa di appuntamenti”, con tanto di maitresse che gestiva (e chiaramente sfruttava) l’attività del meretricio esercitata all’interno delle camere di una villetta ubicata nel comune di Somma Lombardo da ben quattro prostitute, italiane e straniere con tanto di nome d’arte.

Verso le ore 15, gli agenti del commissariato di pubblica sicurezza, insospettiti dall’andirivieni di uomini presso la villetta e dopo un’attività investigativa realizzata anche attraverso servizi di osservazione e appostamenti, hanno fatto irruzione nell’immobile, riscontrando, sin dai primi controlli, l’inequivocabile e strutturata attività “imprenditoriale”.

Appena entrati in casa, gli agenti, oltre a sorprendere un cliente che aveva appena finito di fruire della “prestazione a pagamento” offerta da una delle prostitute, hanno raccolto una serie di elementi probatori, grazie ai quali è stato possibile accertare che quella villetta, disposta su due piani e composta da svariate stanze, era adibita all’esclusivo uso dell’attività del meretricio. Infatti, ogni stanza, con bagno riservato e corredata con materassi adagiati sul pavimento, era munita di asciugamani, confezioni di preservativi, salviettine umidificanti, un piccolo cestino dove poter buttare le salviettine utilizzate, un altro in cui gettare preservativi utilizzati e sex toys (frustini, falli in lattice, attrezzi per massaggi).

Dalle prime informazioni reperite dalle “lavoratrici” e dai clienti, è emerso come, di fatto, quella casa di appuntamenti fosse gestita dalla proprietaria dell’immobile la quale, pur non prostituendosi, sfruttava quelle donne pretendendo da loro il 30% per ogni prestazione sessuale.

La maitresse, in cambio, oltre a concedere loro la disponibilità del luogo ove poter esercitare la prostituzione e a mettere a disposizione tutto l’occorrente, si occupava di gestire i siti di incontri (inserimento di annunci, e di foto delle donne che si prostituivano), di gestire gli appuntamenti (rispondeva al telefono, concordava prestazioni e tariffe e fissava giorno e ora) e di ricevere direttamente e preventivamente i soldi della prestazione, già decurtati del 30% in ragione del suo illecito tornaconto.

All’interno dell’abitazione, sul tavolo della cucina, sono stati poi rinvenuti diversi quaderni attraverso cui la maitresse gestiva, accuratamente, la contabilità della sua “impresa”: all’interno erano appuntati, per ogni singola ragazza, gli orari degli incontri, i nomi e l’importo delle prestazioni eseguite. Ogni quaderno era posto all’interno di una busta trasparente contenente i contanti derivanti dagli incassi delle prestazioni sessuali.

Si evidenzia, fra l’altro, che da una preliminare e sommaria analisi dei “documenti contabili” ritrovati, gli investigatori hanno rilevato come all’interno di quella villa vi fosse una fiorente e duratura attività di prostituzione, con consequenziali proventi di importante entità.

Al termine della minuziosa attività di indagine, non essendoci dubbi sulla condotta penalmente rilevante della proprietaria dell’immobile, il commissariato di Gallarate ha deferito all’A. G. quest’ultima, una quarantacinquenne italiana incensurata, per sfruttamento della prostituzione.

Inoltre, essendo state identificate, fra le altre, due prostitute risultate irregolari sul territorio nazionale, la maitresse è stata anche denunciata per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Alla luce delle evidenze riscontrate, e al fine di evitare la reiterazione dei reati, d’intesa con il Pubblico Ministero, l’intero immobile, di proprietà dell’indagata, è stato sottoposto a sequestro preventivo. Le due cittadine brasiliane, risultate irregolari sul territorio dello Stato, sono state espulse.

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