In attesa del Dna, si fa strada la convinzione che le ossa trovate in Val di Susa siano della cameriera 51enne. Le fratture rilevate sarebbero post-mortem, compatibili con il tentativo di disfarsi del cadavere.
Torino – Le ossa e gli indumenti rinvenuti una settimana fa nei boschi di Gravere, in Val di Susa, sarebbero riconducibili a Mara Favro, la 51enne scomparsa un anno fa tra Chiomonte e Susa. È quanto emerge dalle prime analisi esterne sui reperti, che sembrano confermare l’ipotesi già avanzata dagli investigatori. Tuttavia, solo i test del DNA, attesi nei prossimi giorni, potranno fornire la certezza definitiva.
L’esame preliminare dei resti della donna, scomparsa la notte dell’8 marzo 2024, suggerisce inoltre uno scenario inquietante: il corpo sarebbe stato gettato in un dirupo dopo il decesso. Secondo quanto riportato dal TGR Rai Piemonte, le fratture multiple rilevate sulle ossa sarebbero infatti post-mortem, rafforzando l’ipotesi che qualcuno abbia cercato di occultare il cadavere.
Oltre alle ossa, sono stati trovati brandelli di vestiti e un paio di occhiali da sole nei pressi di un depuratore, elementi che avrebbero dissipato ogni ulteriore dubbio. Sebbene la famiglia, assistita dall’avvocato Roberto Saraniti, non abbia ancora ricevuto comunicazioni ufficiali, si è ormai preparata alla peggiore delle notizie. Solo dopo l’esito degli accertamenti genetici, verrà disposto l’esame autoptico, probabilmente nell’ambito di un incidente probatorio.
Per la scomparsa di Mara Favro risultano indagati per omicidio volontario Vincenzo Milione, titolare della pizzeria dove la donna lavorava, e l’ex pizzaiolo Cosimo Esposito. Entrambi, difesi rispettivamente dagli avvocati Luca Calabrò e Cosimo Esposito, hanno sempre respinto ogni accusa. La scorsa settimana, carabinieri e vigili del fuoco hanno ripreso le perlustrazioni nei boschi di Gravere, spingendosi fino alla zona del depuratore, dove sono stati ritrovati gli occhiali e alcune ossa nei pressi di un precipizio.
Successivamente, il criminologo Fabrizio Pace, consulente della famiglia e membro dell’associazione Penelope, è tornato sul luogo insieme alle troupe di Chi l’ha visto? e del Tg3 Piemonte. Proprio in quella circostanza, è stato rinvenuto un reggiseno bianco con il ferretto arrugginito, segno evidente di una lunga esposizione alle intemperie.
La zona era già stata individuata dagli inquirenti grazie all’analisi delle celle telefoniche, che indicavano l’ultimo segnale GPS del telefono di Mara proprio in quell’area la notte della scomparsa. Gli investigatori avevano già ipotizzato un collegamento, ma la conferma definitiva arriverà solo con l’analisi delle tracce biologiche, confrontate con il DNA di Mara, estratto da una spazzola per capelli e una protesi dentaria sequestrate in fase di indagine.