Di Margherita Bisi si sono perse le tracce e la vicenda ormai può essere annoverata tra i cosiddetti cold-case, ovvero i numerosi casi irrisolti nonostante il grande impegno degli inquirenti
Dalla sera del 13 marzo del 2002 si sono perse le tracce di Margherita Bisi – 37 anni al momento della scomparsa -, che viveva con i genitori in zona Arcoveggio, nel quartiere Navile di Bologna.
Dopo aver detto alla madre che si sarebbe recata ad un appuntamento con un amico al casello nord di Firenze, esce dalla sua abitazione per non farne più ritorno. A casa non si preoccupano perché, negli ultimi tempi, Margherita non è nuova a questi tipi di incontri: dopo una grande delusione amorosa, la giovane è alla ricerca di un partner con cui mettere su famiglia. Questa ricerca avviene sia attraverso chat, che tramite annunci di riviste specializzate. E’ una donna capace di reinventarsi continuamente, tanto che dopo il fallimento del suo negozio di abbigliamento si iscrive ad un corso serale per geometri e trova un impiego soddisfacente presso uno studio.
Non vedendola rientrare, alle due del mattino la madre la chiama ai suoi due cellulari che, tuttavia, risultano irraggiungibili. Nella trasmissione Chi l’ha visto? confessa di essere convinta che la figlia sia finita in una situazione molto pericolosa; il giorno della scomparsa le avrebbe anche rivelato che il giovane con cui sarebbe uscita aveva il suo numero da diverso tempo, quindi non apparteneva alle persone che aveva conosciuto tramite le inserzioni.
In seguito alla denuncia di scomparsa, sono iniziate subito le indagini da parte dei Carabinieri di Bologna, che si sono presto resi conto di alcune anomalie. Fondamentali per le indagini, ristagnanti per circa un anno, sono stati i due cellulari che la donna possedeva. Il pool investigativo è stato quello che per anni ha combattuto Cosa Nostra: il maggiore dei carabinieri Stefano Fedele e il PM Alfonso Sabella, trasferito da Palermo alla Procura di Firenze. Quest’ultimo affida le indagini telematiche a uno dei maggiori esperti italiani, il vice questore Gioacchino Genchi.
Analizzando cinque anni della scheda GSM e il numero seriale dei due cellulari, Genchi scava attraverso 155 mila contatti telefonici e sette mila utenze contattate dalla Bisi, risalendo così all’identità della persona con cui l’impiegata bolognese aveva effettuato l’ultima telefonata alle 22:58. Si tratta del fiorentino Luca Delli, uomo dal passato violento in cura presso l’Istituto di Igiene Mentale del capoluogo toscano e con precedenti penali, tra i quali rapina ai danni di una prostituta e detenzione di ordigni esplosivi. Risulta, inoltre, che l’uomo, la mattina successiva dell’incontro, avesse inserito in uno dei due cellulari la propria scheda Gsm. I movimenti telematici della scheda di Delli, mostrano 25 accessi in altrettanti cellulari non suoi, molti dei quali intestati a donne al momento non reperibili.
Il 20 Maggio del 2002, i carabinieri ritrovano la Fiat Tipo grigia della Bisi, targata VE920857, nel parcheggio dell’aeroporto di Firenze-Peretola. Risulta essere stata posteggiata alle 02:24 del 14 marzo, accidentata e con la ruota anteriore sinistra sostituita con il ruotino di scorta. Sotto il tappetino sono stati rinvenuti gli occhiali da vista della giovane. Il 13 Marzo non sono però stati registrati incidenti su quel tratto stradale e sugli attrezzi utilizzati per cambiare la ruota non sono presenti impronte digitali.
Luca Delli si è sempre dichiarato innocente, pur ammettendo di avere incontrato la sera della scomparsa Margherita Bisi, a suo dire conosciuta un paio d’anni prima in discoteca col nome di Stefania. Inoltre, in una intervista rilasciata a Chi l’ha visto?, ha specificato che si è trattato di un incontro di appena una ventina di minuti, in cui ha ceduto alla donna della droga in cambio dei suoi due cellulari, uno dei quali è stato trovato più tardi in possesso di una conoscente dell’uomo. Sempre la stessa notte, l’imputato si recò all’ospedale Careggi alle 04:05, perché ferito al naso e a un dito della mano. Raccontò ai medici di essere caduto dal motorino, mentre ai carabinieri dichiarò di aver preso parte a una rissa con alcuni cinesi davanti a un locale che quella sera risulta chiuso.
Secondo i difensori Nicola Moncibì e Paolo Florio, Luca non avrebbe potuto uccidere, nascondere il corpo e lasciare la punto al parcheggio dell’aeroporto in un intervallo di tempo di tre ore/tre ore e mezza. Inoltre non è assolutamente capace di guidare. Secondo l’accusa, invece, l’uomo avrebbe ucciso Margherita e, proprio per il fatto di non essere in grado di guidare, si sarebbe ferito proprio in un incidente con l’auto sulle colline di Firenze, dove avrebbe occultato il cadavere.
Il 5 maggio del 2005 la Corte d’Assise di Firenze condanna Delli a 23 anni di reclusione per omicidio, occultamento del cadavere e furto dei due cellulari. Dopo tre gradi di giudizio e due anni cautelari in carcere, il 5 marzo del 2008 viene inaspettatamente assolto per innocenza.
Il 28 novembre del 2004 in un bosco vicino a Firenze, nei pressi della località Marciola, non lontano da Scandicci, viene ritrovato un cadavere. Tuttavia, dopo le opportune analisi, si scopre non appartenere a Margherita, bensì a una giovane prostituta africana. Non sono della bolognese scomparsa nemmeno i resti umani – alcune ossa, un teschio, brandelli di stoffa, resti di jeans e un reggiseno – scoperti il 22 novembre del 2011 sulle falde di Monte Morello, una delle colline che domina la zona nord di Firenze. A distanza di ben 18 anni, il fantasma di Margherita Bisi aleggia ancora nell’aria e il mistero rimane irrisolto.