Dopo la trasmissione dell’ordinanza del collegio di garanzia su presunte irregolarità nella rendicontazione delle spese elettorali.
Cagliari – Prima udienza in tribunale oggi contro l’ordinanza dei giudici della corte d’appello che hanno dichiarato decaduta la presidente dei 5 stelle Alessandra Todde per irregolarità nelle spese elettorali lo scorso 3 gennaio. Ingiunzione a cui è seguito il ricorso della presidente, supportato da quelli di Pd e 5 stelle, e il ricorso sul conflitto di attribuzioni con lo Stato, per stabilire se la legge nazionale può avere prevalenza su quella regionale o se invece sia stata in qualche modo violata l’autonomia della Sardegna. Il tribunale ordinario di Cagliari, sotto la presidenza di Gaetano Savona, esaminerà la richiesta di sospensiva cautelare presentata dal pool di legali della presidente, illustrata in un ricorso di 35 pagine.
Nei giorni scorsi, la delibera 1/2025 del collegio di controllo della Corte dei Conti, ha stabilito che il rendiconto delle spese sostenute in Sardegna dal Comitato elettorale del M5S nella campagna per il voto delle regionali del febbraio 2024, depositato il 24 maggio a firma del senatore Ettore Antonio Licheri, è regolare. Quella della Corte è un’ulteriore verifica sulle spese dei partiti e dei singoli candidati già svolta dal collegio regionale di garanzia elettorale della corte d’appello di Cagliari, conclusa nell’ordinanza di decadenza per la presidente Alessandra Todde, a causa proprio di irregolarità nelle spese elettorali. Contro questo provvedimento Todde ha presentato ricorso al tribunale ordinario: la prima udienza è proprio quella di oggi.

I giudici contabili hanno chiesto approfondimenti su alcune fatture e sull’azione del comitato 5 stelle: Licheri, nella sua risposta, ha spiegato che l’attività è stata svolta “a favore non solo della candidata presidente, ma di tutti i candidati della lista Movimento 5 stelle e dell’intera coalizione”. Il parlamentare sardo ha poi ribadito che “le spese per la propaganda elettorale, anche se direttamente riferibili ad un candidato o ad un gruppo di candidati, sono computate esclusivamente al committente che le ha effettivamente sostenute, purché esso sia un candidato o il partito di appartenenza”. Nell’ordinanza di decadenza, notificata lo scorso 3 gennaio e contro cui la Todde ha presentato ricorso, i giudici della Corte d’appello di Cagliari contestano alla presidente, fra le altre cose, la mancanza di un mandatario elettorale e l’assenza di un conto corrente dedicato in cui far confluire i finanziamenti per le spese elettorali.
Sono all’attenzione dei magistrati gli atti trasmessi dal Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’appello, che il 3 gennaio scorso ha notificato agli uffici del Consiglio regionale una ordinanza- ingiunzione per aprire la procedura di decadenza della presidente della Regione, Alessandra Todde. L’organismo, presieduto dalla presidente della Corte d’appello di Cagliari Gemma Cucca, ha contestato a Todde una serie di gravi irregolarità nella rendicontazione delle spese della campagna elettorale, pari a oltre 90 mila euro, per le regionali del 25 febbraio 2024 e trasmesso l’ordinanza con gli allegati alla Procura, “stante le anomalie riscontrate nelle dichiarazioni depositate e l’omesso deposito” di una fattura da 153,16 euro per le spese Enel per il locale affittato a Cagliari, in via Sonnino, come sede elettorale. La Procura – è un atto dovuto – valuterà se e quali reati contestare.

Il Collegio ha inoltre evidenziato che Todde non ha nominato un mandatario elettorale né ha aperto un conto bancario dedicato, come previsto dalla normativa. I contributi dichiarati risultano depositati su un conto corrente presso Intesa Sanpaolo, ma questo non era intestato a un mandatario. Mancavano anche l’estratto conto bancario o postale e i nominativi dei finanziatori. La documentazione includeva soltanto una lista di movimenti, che non soddisfa i requisiti legali di trasparenza. Tra le operazioni sospette, spiccano due donazioni: una di 30.000 euro effettuata il 23 gennaio 2024 e un’altra di 8.000 euro il 21 febbraio 2024, entrambe insufficientemente documentate. Anche i movimenti relativi ai fondi raccolti tramite PayPal non specificavano su quale conto fossero stati accreditati.