Sangiuliano 4 ore dai pm di Roma per chiarire i motivi della denuncia a Boccia

La 41enne indagata per minaccia a corpo politico e lesioni aggravate. Gli investigatori a lavoro sui dispositivi elettronici sequestrati.

Roma – Quattro ore con i pm di Roma, per chiarire tutti gli aspetti della denuncia nei confronti di Maria Rosaria Boccia. L’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, convocato dai magistrati coordinati dal procuratore Francesco Lo Voi che ha preso parte all’atto istruttorio, ha spiegato le ragioni che lo hanno portato a questa decisione nei confronti dell’imprenditrice campana, ora indagata per minaccia a corpo politico dello Stato e lesioni aggravate. Quest’ultimo punto si riferisce a quanto avvenuto la notte tra il 16 e il 17 luglio scorso a Sanremo durante un diverbio con l’allora ministro che, è detto nella denuncia a cui sarebbero stati allegati anche documenti, è stato colpito da Boccia alla testa.

Un fatto provato da una ferita visibile anche in alcune foto scattate a Sangiuliano nei giorni successivi in eventi pubblici. L’ex ministro è stato ascoltato con l’assistenza del difensore, Silverio Sica, visto che parallelamente c’è un’indagine nei suoi confronti in un procedimento connesso. Sangiuliano ha poi lasciato piazzale Clodio senza rilasciare dichiarazioni. “Abbiamo illustrato alcuni aspetti della denuncia che abbiamo presentato nei confronti di Boccia così come richiesto dai pubblici ministeri. Gli inquirenti ora con scrupolo vaglieranno quanto abbiamo messo a loro disposizione: abbiamo massima fiducia nell’autorità giudiziaria”, ha detto il legale dell’ex ministro.

Maria Rosaria Boccia e Gennaro Sangiuliano

L’indagine è scattata con la denuncia dell’ex ministro della Cultura che dopo lo scandalo si è dimesso. Così i Carabinieri del nucleo investigativo di Roma hanno fatto irruzione a Pompei, nella casa dell’imprenditrice, per perquisire l’abitazione e sequestrare cellulari e altri dispositivi. Le operazioni di estrapolazione dei dati dal materiale informatico sequestrato dagli investigatori sono iniziate. Gli accertamenti sono stati delegati ai carabinieri del nucleo investigativo che adesso analizzeranno i dispositivi sequestrati: si tratta di tre cellulari, cinque schede sim, due pen drive, due pc e un tablet da cui gli investigatori estrapoleranno chat e documenti.

Tra le accuse formulate nel decreto di sequestro nei confronti dell’imprenditrice Maria Rosaria Boccia, la circostanza che l’imprenditrice, dopo la fine della relazione affettiva extraconiugale con Sangiuliano e dopo aver appreso che la bozza del decreto di nomina firmata dal ministro era stata bloccata per volontà dello stesso” Sangiuliano, avrebbe contattato “ripetutamente” l’ex ministro “richiedendo appuntamenti, rifiutati; contattava ripetutamente gli uffici del Ministero per conoscere gli esiti della procedura di nomina; informava il politico di una sua presunta gravidanza; contattava ripetutamente la moglie di Sangiuliano, con chiari ritenimenti alla sua relazione extraconiugale con il marito; simulava la sua presenza in luoghi frequentati privatamente dall’ex ministro.

Gli uffici di piazzale Clodio

Nel decreto di sequestro, tra le accuse, si legge che Boccia “pubblicava progressivamente, senza il consenso di Sangiuliano, foto private, nonché foto oggetto di manipolazione che la ritraevano all’interno del Ministero; divulgava progressivamente e in modo frammentato, ai media e sui social, notizie attinenti alla sua relazione con il Sangiuliano, ai suoi rapporti con il Ministero per la Cultura e all’accesso a documenti e informazioni riservate del Ministero, ogni volta alludendo alla disponibilità di altre notizie compromettenti per il ministro”. I magistrati vogliono stabilire se l’ex ministro è stato in qualche modo ricattato dalla donna. Per il legale di Sangiuliano, Silverio Sica, è “innegabile che l’ex ministro Sangiuliano sia stato oggetto di pressioni illecite da parte della dottoressa Boccia che, a mio modo di vedere – ma la decisione spetterà ai magistrati – prefigurano il reato di tentata estorsione”. 

La scorsa settimana l’indagine dei magistrati capitolini, che viaggia parallela con quella che vede indagato l’ex capo del dicastero per di peculato e rivelazione del segreto d’ufficio e all’attenzione del tribunale dei ministri, ha mosso i primi passi. Gli investigatori hanno avviato l’analisi dei cellulari, dei pc e delle schede di memoria e pen drive sequestrati durante la perquisizione nell’abitazione a Pompei dell’imprenditrice. In particolare i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno acquisito tre cellulari (Samsung, Nokia e Apple), cinque schede di memoria, due pendrive, due pc Apple e un tablet. Posti sotto sequestro anche gli occhiali Smart utilizzati dalla donna per effettuare delle riprese all’interno della Camera dei deputati. 

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