L’artista presenta la scultura immateriale che in futuro si rivelerà più realistica del reale. L’autoritratto presentato dallo stesso autore.
Oristano – L’ultima opera immateriale di Salvatore Garau, “Autoritratto”, presentata in video dall’autore, sfida il tempo e sovverte i canoni classici: non è più l’opera d’arte a imitare l’artista ma è l’artista stesso a imitare l’opera.
“L’opera che non vedete qui accanto è il mio autoritratto. È molto simile a me, e un giorno, quando non ci sarò più, saremo identici come due gocce d’acqua”.
Garau, indicando accanto a sé il suo autoritratto immateriale, ripropone il tema dell’invisibilità sotto una nuova prospettiva: sarà il tempo a deliberare la perfetta somiglianza tra l’opera invisibile e la fisicità del presente.
“Autoritratto” non è solo una riflessione poetica, ma anche un attacco al mondo virtuale e parallelo del metaverso, l’ultima frontiera proposta da Zuckerberg, quando la realtà fisica si fonderà con l’universo digitale: la nuova opera immateriale di Salvatore Garau non appartiene a un mondo virtuale, ma sarà la sua persona fisica, in futuro, con la sua scomparsa, a diventare “realmente” virtuale. Un processo che sfida la percezione del presente muovendosi al contrario.
“…Se ci affideremo sempre più alla realtà virtuale, processo che sembra oramai inarrestabile, la nostra presenza e la nostra fisicità conteranno sempre meno e nelle nostre vene scorrerà meno sangue di quanto non ne scorrerà nei circuiti informatici – afferma Salvatore Garau – ho voluto sfidare il metaverso con la poesia di un autoritratto immateriale perché un giorno la mia assenza sarà più vera di qualunque fittizio mondo virtuale. Visto che nel mondo virtuale non esisteremo più fisicamente, verrà annullata l’essenza dell’essere umano e scomparirà la bellezza del nostro essere materia tangibile e vibrante, tanto vale annunciare da subito la nostra scomparsa dal mondo reale…”.