La replica del padre dell’attivista a Fidesz, ‘Mia figlia è imputata e non condannata, la candidatura non deve essere un’aggravante”.
Roma – Come se già la candidatura di Ilaria Salis alle europee con Avs non fosse costellata di polemiche, un’altra bufera si abbatte sul caso. La ventata è alimentata dalle parole dell’eurodeputata ungherese di Fidesz, Eniko Gyori, in una conferenza stampa a Strasburgo. “Abbiamo già dei criminali adesso al Pe, delle persone accusate di corruzione che sono state in carcere per parecchi mesi e sono qua io con noi. Non ne sono felice”. E aggiunge: “Da noi l’immunità scatta con la candidatura e non solo con l’elezione come avviene in Italia. Ma saranno i giudici e il Parlamento a decidere eventualmente sulla revoca della sua immunità in caso di elezione”, ha spiegato.
La 39enne docente italiana è detenuta da più di 13 mesi proprio a Budapest con l’accusa di aver partecipato a due aggressioni nei confronti di militanti neofascisti e rischia una condanna a 11 anni. Per lei è stata respinta la richiesta dei domiciliari avanzata dai suoi legali. Poi nei giorni scorsi la notizia della sua candidatura alle europee con Avs. L’eurodeputata ungherese parla delle polemiche sorte dopo le immagini dell’attivista in catene. “So che hanno creato molto scalpore – dice l’esponente politica – le immagini delle catene ai piedi ma su quello la legge nostra è chiara. In Ungheria il servizio penitenziario è obbligato a svolgere il proprio servizio sulla base di un codice etico che prevede misure lecite, professionali, proporzionate e necessarie”.
L’articolo 54, paragrafi 1 e 3, del Regolamento “stabilisce che in tutti i casi il servizio penitenziario deve essere svolto con i mezzi di contenzione prescritti individualmente e che le circostanze per cui i detenuti sono presentati al tribunale devono essere proporzionate alla gravità del reato”, ha evidenziato. E ancora, Eniko Gyori attacca: “la sinistra in Italia strumentalizza questo caso giuridico per i suoi scopi politici e per attaccare Meloni. Da noi la politica e la giustizia sono separate, e vedo che lo sono anche per il governo Meloni. Io apprezzo molto che l’esecutivo italiano rispetti l’indipendenza della giustizia, non importa in quale Paese si svolga un processo”.
A Strasburgo, mentre le parole della deputata ungherese divampano, c’è Roberto Salis, padre dell’attivista che d’accordo con Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni ha deciso per il sì alla candidatura. “Mia figlia è imputata, non è condannata. Se qualcuno definisce mia figlia una criminale – commenta l’intervento di Gyori – non fa che comprovare quanto stiamo dicendo e quanto abbiamo scritto nella mozione che presenteremo in Aula”. Roberto Salis si riferiva alla mozione che i Verdi presenteranno questo pomeriggio sul caso dell’italiana detenuta in Ungheria.
“Mia figlia – ha aggiunto – è sottoposta a una carcerazione dura da 14 mesi e ha la possibilità di parlare 70 minuti alla settimana con soltanto tre numeri abilitati per cui è estremamente difficoltoso dialogare con lei. Soltanto prendere la decisione di candidarsi alle elezioni è stato un processo quasi impossibile perché sono decisioni importanti”. Il padre della docente fa sapere che la donna “non ha piena contezza di quello che avviene nel territorio italiano e nella politica italiana. E deve prendere comunque delle decisioni per lei molto importanti”, ha evidenziato.
Per l’attivista candidarsi è “un’ulteriore opportunità per affrontare il suo dramma”, e quando l’ha saputo era “abbastanza contenta, ma ripeto, i minuti sono sempre molto pochi e ci sono altre questioni logistiche da affrontare, come i suoi indumenti o l’alimentazione”. E infine, la replica alle polemiche: “Io questa non la considero una campagna elettorale. In questo momento io sono qui per i diritti. Io sono il papà di Ilaria e sono qui per difendere i diritti di mia figlia”. E dice, fuori dai denti, che “candidarsi al Parlamento europeo non può costituire un’aggravante nella situazione giudiziaria di Ilaria, se questo dovesse succedere è necessario che le istituzioni italiane e europee facciano il loro mestiere”.