Le considerazioni del Cremlino tra l’assistenza Usa all’Ucraina e il sospetto sulla retorica elettorale del neo presidente degli Stati Uniti.
Roma – Donald Trump lavora ad un piano per porre fine alla guerra tra Ucraina e Russia. Vladimir Putin è pronto a parlare con il nuovo presidente degli Stati Uniti. Volodymyr Zelensky, intanto, scuote l’Europa e rifiuta l’idea di accontentare il leader del Cremlino. Dopo la vittoria la Russia è pronta ad ascoltare le proposte di Donald Trump per porre fine alla guerra in Ucraina, ma dal Cremlino arriva anche un avvertimento al tycoon. La soluzione al conflitto – nonostante i piani del neo eletto presidente Usa – non sarà semplice. Ad ‘aprire’ e ad avvisare gli Stati Uniti è il viceministro degli Esteri russo Sergei Riabkov, avvertendo tuttavia che non esiste una “soluzione facile”, considerando la continua assistenza statunitense a Kiev e i sospetti che le promesse del numero uno Usa non siano altro che retorica elettorale.
Sullo sfondo, le dichiarazioni ripetute da Trumo durante i mesi della campagna elettorale – “Farò finire la guerra prima del mio insediamento, spingerò Putin e Zelensky a un accordo” – e all’orizzonte, come ha svelato il Wall Street Journal, un piano che prevederebbe la creazione di un’ampia zona demilitarizzata e l’Ucraina – rassicurata dal sostegno militare americano – fuori dalla Nato per almeno 20 anni. Il quadro internazionale, compreso quello del conflitto in corso da quasi 1000 giorni, è radicalmente cambiato con il verdetto delle elezioni americane. Trump arriva alla Casa Bianca dopo aver ripetuto per mesi che avrebbe favorito un rapido accordo tra Putin e Zelensky. Il piano del nuovo presidente americano ancora non c’è, anche se il Wall Street Journal delinea l’impalcatura a cui stanno lavorando i consiglieri del tycoon.
“Se c’è qualche segnale da parte degli Stati Uniti di idee su come muoversi verso una soluzione, senza continuare a pompare il regime di Kiev con ogni tipo di assistenza per ottenere la sconfitta strategica di Mosca, allora faremo certamente del nostro meglio per analizzarlo e dare una risposta”, ha garantito Riabkov, ricordando che le comunicazioni con gli Stati Uniti, nonostante lo stato di gelo delle relazioni, sono tutt’altro che chiuse. “Ci scambiamo periodicamente alcuni segnali attraverso canali chiusi con diversi gradi di intensità a seconda delle necessità, ma tutto funziona correttamente, non possiamo dire che le linee di comunicazione siano state tagliate”, ha spiegato.
Riabkov ha chiesto concretezza alla nuova amministrazione americana. “Lo conosciamo per la sua precedente corsa al potere e crediamo che alcune delle sue promesse, in cui ha parlato di una rapida risoluzione della situazione in Ucraina, non siano altro che retorica”, ha detto su Trump. “È chiaro che non ci può essere una soluzione semplice a questo problema o ai problemi associati a ciò che sta accadendo in Ucraina e nei dintorni – ha quindi ribadito il viceministro -. L’amministrazione statunitense dovrebbe prendere molto sul serio questi segnali, sia quella uscente che quella futura. Non c’è opportunismo qui e i nostri interessi non dipendono da chi occupa lo Studio Ovale alla Casa Bianca”.
La posizione di Donald Trump sull’Ucraina è però un’incognita, complice anche l’effetto Elon Musk. Kiev spera, ma i segnali che arrivano tra news e rumors sono contrastanti e il quadro, mentre la guerra con la Russia si avvicina a tagliare il traguardo dei 1000 giorni, appare complesso e per ora difficilmente decifrabile. Dopo la vittoria netta nelle elezioni americane, il nuovo presidente ha avuto una lunga serie di colloqui con leader internazionali. Ha parlato anche con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky e ha gettato le basi per un futuro contatto diretto con il leader russo Vladimir Putin.
Mercoledì scorso, Trump ha avuto una conversazione con Zelensky e la chiacchierata è stata caratterizzata da due sorprese: in linea c’era anche il ceo di Tesla e X Elon Musk e Zelensky è stato in qualche modo rassicurato dal presidente eletto. Il colloquio, descritto inizialmente dal sito americano Axios, è stata successivamente confermato da fonti ucraine. Zelensky, qualche giorno fa, in una nota ha parlato di un'”eccellente telefonata” senza fornire ulteriori dettagli. Secondo le fonti, dopo che Zelensky si è congratulato con Trump per la vittoria contro Kamala Harris, il presidente eletto ha affermato che sosterrà l’Ucraina, ma non è sceso nei particolari. Anche il contributo di Musk alla conversazione si sarebbe tradotto in un elemento positivo per Kiev: il numero 1 di X e Tesla avrebbe confermato la disponibilità a mettere ancora a disposizione la rete satellitare Starlink, che ha avuto un ruolo determinante per le comunicazioni ucraine soprattutto nella prima fase della guerra.
La posizione potenziale di Trump, ribadito per mesi durante la campagna elettorale, ovviamente non passa inosservata né a Mosca né a Kiev. Putin, dopo un paio di giorni di silenzio dal risultato elettorale, rompe il ghiaccio. Al club Valdai, il think tank russo, il presidente parla per oltre 4 ore. Arrivano le congratulazioni a Trump e il messaggio: “Sono pronto al dialogo”, dice in sintesi il leader del Cremlino. Nel suo lunghissimo intervento, Putin ribadisce concetti che, ad un tavolo di trattativa, diventerebbero condizioni: “Sono pronto a colloqui partendo dalla realtà attuale e dagli accordi già raggiunti a Istanbul”, dice riferendosi ai contatti avvenuti nel 2022, nella fase iniziale della guerra. Mosca, come è noto, considera annesse al proprio territorio le regioni ucraine occupate anche solo parzialmente e ritiene indispensabile la neutralità di Kiev rispetto alla Nato: un punto che, secondo il Wall Street Journal, verrebbe accolto d Trump.