Negli anni la casa farmaceutica made in Usa non ha certo brillato per serietà e moralità. Gli interessi in gioco sono da capogiro dunque bisogna stare in campana, quando si tratta di salute pubblica.
Roma – L’ultimo vaccino antiCovid in ordine di tempo è quello russo. Efficace al 92%, dicono. In sperimentazione ce ne sarebbero almeno una ventina, Il primo in assoluto, però, è stato il vaccino di Pfizer e BioNTech che ha un’efficacia dichiarata del 90%. Inutile negarlo, sono notizie che tutti aspettavamo.
Dopo mesi di paura, incertezza, lockdown, danni economici, giorni passati a fare la conta dei numeri di contagiati e morti, finalmente arriva la luce in fondo al tunnel: il tanto atteso vaccino. La svolta: volano le borse, la speranza di mettere fine all’incubo e ricominciare a vivere sembra dilagare dappertutto.
“Momento storico” dice Kathryn Jensen, capo del settore Ricerca e Sviluppo sui vaccini della Pfizer: “…Una cosa del genere non era mai successa prima. Il mondo ha dovuto affrontare una situazione terribile ed essere in grado in così poco tempo di fare ciò che di solito richiede anni, con un’efficacia del 90% – secondo l’analisi ad interim – è sbalorditivo…”.
Ci sarebbe anche un patto tra Pfizer e Italia secondo il quale, a partire dalla seconda metà di gennaio 2021, il nostro Paese dovrebbe ricevere 27 milioni di dosi. Straordinario, eccezionale ma non basteranno, ovviamente. E’ solo una prima parte della fornitura. Ne seguiranno altre. Speriamo che, intanto, sia tutto vero, reale e non una mera illusione. Qualche dubbio, però, esiste.
La Pfizer, oggi dipinta come salvatrice del mondo, non ha brillato per trasparenza negli anni passati. Il caso forse più eclatante riguarda l’epidemia di meningite che colpì la Nigeria nel 1996. In quell’anno il distretto di Kano fu colpito dalla malattia in maniera devastante, come mai si era visto in Africa nel XX Secolo, con quasi 110mila casi e oltre 15mila morti.
All’epoca proprio la Pfizer, insieme ad enti quali Medici Senza Frontiere, Croce Rossa Internazionale e Unicef, donò allo stato africano medicinali e attrezzature mediche inviando anche ricercatori sul posto, i quali sottoposero un campione di 100 bambini nigeriani alla sperimentazione del Trovan (Trovafloxacina), antibiotico di ultima generazione. Il risultato? Cinque bambini morti e sintomi di artropatia su un numero importante di altri piccoli pazienti.
Il Governo dello stato nigeriano aprì le indagini, alle quali seguì una lunghissima battaglia legale contro l’azienda farmaceutica a stelle e strisce. Nel 1997 la Food and Drugs Administration, l’ente di controllo americano, acconsentì alla commercializzazione del Trovan negli USA indicandone però l’utilizzo solo su soggetti adulti. Un mese dopo la FDA cominciò a ricevere segnalazioni di individui che svilupparono tossicità epatica alla Trovafloxacina. Nel 1999 il farmaco venne definitivamente ritirato dal mercato.
Nel 2011 la Pfizer, in seguito ad un accordo raggiunto con la Nigeria nel 2009, versò 175mila dollari ad ognuna delle famiglie delle vittime come primo risarcimento. Questo non è l’unico caso che ha visto la casa farmaceutica protagonista di episodi poco edificanti.
Nel 2018 il dipartimento di giustizia di Washington dichiarò che Pfizer aveva accettato di pagare 23.85 milioni di dollari per un caso di tangenti in un programma di sanità pubblica. Nel 2001 anche il Codacons denuncia Pfizer, questa volta per il Torvast, dopo il caso di un uomo, già sottoposto a dialisi, che dopo alcuni mesi di Torvastatina aveva cominciato ad accusare stanchezza muscolare, cedimento del collo, fino alla costrizione in sedia a rotelle. Il bugiardino del Torvast non riportava alcuna menzione sulla cautela di assunzione da parte dei soggetti con insufficienza renale.
Nel 2019 un altro scandalo coinvolge Pfizer: il colosso della farmaceutica americana avrebbe infatti donato milioni di euro per finanziare campagne contro il mercato della sigaretta elettronica, che rappresentano uno scomodo rivale per i prodotti antifumo quali farmaci, cerotti e gomme da masticare prodotti dalla casa farmaceutica per un giro d’affari di 2 milioni di euro.
L’Alleanza tedesca contro il fumo (Abnr) ammise di aver ricevuto finanziamenti da Pfizer, la quale avrebbe chiesto in cambio di diffondere informazioni false sulle sigarette elettroniche, ignorando platealmente le evidenze scientifiche che attestano la loro bassa nocività. Anche la questione dell’esagerato costo dei farmaci per la cura dell’AIDS getta fosche ombre sulla Pfizer: nel 2000 il presidente sudafricano Thabo Mbeki ha accusato la casa farmaceutica di trarre profitto dalla malattia con il benestare dei governi.
In quell’occasione alla Conferenza internazionale sull’AIDS un manifesto di Medici Senza Frontiere raffigurava il volto del presidente di Pfizer con la scritta “riduci il prezzo del Fluconazolo” (antifungino utilizzato nella cura delle infezioni opportunistiche tipiche dell’AIDS). Però tutto cambia. Potrebbe essere la volta buona ma la prudenza non è mai troppa.
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