La questione è controversa ma l'Italia ha ragioni da vendere. Il governo del Bel Paese però ha lasciato fare e per non aver risposto per le rime la Francia sfrutta la zona a suo vantaggio economico.
Roma – “…Di fronte all’atto unilaterale delle autorità francesi che nelle loro cartografie hanno annesso alla Francia la vetta del Monte Bianco e alcune aree adiacenti, chiediamo che i vertici dell’Unione Europea intervengano…”. La vicenda sollevata dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Francesco Lollobrigida, che ha correttamente richiamato il governo Conte a difendere la sovranità del territorio italiano, non può lasciare con le mani in mano i vertici di Consiglio e Commissione europei. Così si è espresso in una nota Carlo Fidanza, il capo-delegazione di Fratelli d’Italia.
E’ una questione delicata, controversa e annosa quella del Monte Bianco che ha creato attrito con i nostri cugini d’Oltralpe. A chi appartiene il “Monte della discordia”? In realtà i confini tra i due Paesi nella zona del massiccio sono divenuti oggetto di una querelle internazionale per quanto concerne, nello specifico, la stessa cima del monte e la zona del Colle del Gigante-Punta Helbronner. Un fazzoletto di terra ”strategico” per l’Italia sia dal punto di vista logistico e, conseguentemente, economico in quanto punto di arrivo della funivia proveniente da Courmayeur.
Secondo la Francia il confine passa sotto il rifugio, per l’Italia invece è in mezzo al ghiacciaio, circa 300 metri più in alto. Concetto ribadito nel 2015 da Fabrizia Derriard, allora sindaco di Courmayeur: ”…Il rifugio Torino è in Italia e lì i francesi non hanno alcuna competenza. E’ vero, il nostro catasto non coincide con quello di Chamonix. Noi comunque ci basiamo sulle cartografie della Nato che recepiscono la convenzione del 1860 e mettono il confine sullo spartiacque...”.
Effettivamente il trattato di Torino del 24 marzo 1860 sanciva l’annessione della Contea di Nizza e della Savoia alla Francia, lasciandoci però la sovranità di Punta Helbronner, anche se Parigi ne ha sempre rivendicato l’appartenenza perché rientrante nella contea di Savoia. E così qualche anno fa i comuni francesi di Chamonix e Saint Gervais hanno deciso di inglobare il famoso rifugio nel territorio transalpino. Ma l’Italia si è resa conto di questa mutazione arbitraria dei confini ”soltanto“ il 27 giugno 2019, quando le autorità francesi vietarono di sorvolare la zona in parapendio e, contemporaneamente, riscuotendo tutti i proventi degli impianti turistici della zona.
Insomma un contenzioso diplomatico che si trascina da 70 anni in cui lo Stivale ha subito iniziative e azioni illecite da parte dell’Esagono. Eppure il governo italiano non si è certo affannato a dare una risposta a Lollobrigida, anzi se l’è presa comoda, impiegandoci quasi un anno. Di fatti il 12 ottobre scorso Ivan Scalfarotto, sottosegretario agli Esteri, ha dichiarato che tramite l’ambasciata a Parigi, la Farnesina ha subito rappresentato formalmente alle autorità francesi la posizione italiana riguardo ai confini. Per tutta risposta i nostri cari cugini (si fa per dire) se ne sono altamente fregati, sostenendo che la convenzione del 1860 impugnata dall’Italia ha una valenza giuridica poco rilevante all’interno di una controversia tutt’ora irrisolta.
In altre parole, per i francesi, quel trattato sarebbe pura carta straccia: “…Il governo continuerà a seguire la questione, al fine di addivenire quanto prima possibile ad una soluzione soddisfacente della questione…” ha assicurato Scalfarotto. Dal canto suo Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, ha spiegato il suo punto di vista: ”…Tali misure unilaterali, che non possono e non devono incidere sul territorio italiano, non potranno avere alcun effetto e non sono riconosciute dall’Italia…”.
Nel frattempo, mentre si attende una soluzione a questa antica e fastidiosa disputa, il ”Paese dei lumi” si tiene e sfrutta un piccolo ma significativo pezzo di Val d’Aosta. Resta palese, in ogni caso, che il nostro esecutivo non abbia intrapreso azioni rilevanti per piantare definitivamente la bandiera italiana su un territorio che, volenti o nolenti, ci appartiene di fatto e in diritto.
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