Rogo alla Thyssen di Torino: per le famiglie un anniversario “senza giustizia”

Un “grido di dolore e rabbia” risuonato alla commemorazione, che ogni anno si tiene al memoriale delle vittime al cimitero Monumentale.

Torino – Sono passati 17 anni da quel tragico 6 dicembre 2007, in cui otto operai furono coinvolti in un’esplosione all’acciaieria ThyssenKrupp, che causò la morte di sette di loro: non finirà mai lo strazio delle famiglie, e la loro pressante richiesta di giustizia. I parenti delle vittime del rogo dell’acciaieria torinese chiedono ancora giustizia. Un “grido di dolore e rabbia” risuonato alla commemorazione, che come ogni anno si è tenuta questa mattina al memoriale delle vittime al cimitero Monumentale. “Siamo ancora pieni di rabbia e dolore, perché i nostri cari ci mancano immensamente e i maledetti assassini sono liberi – ha detto, a nome dei familiari, Laura Rodinò, sorella di Rosario -. Sono morti perché facevano non il loro lavoro, ma quello di vigili del fuoco”.

“Lo Stato ci ha abbandonato, – ha aggiunto – ma gli chiedo di adoperarsi, perché vogliamo giustizia. Aiutateci perché non ne possiamo più e vediamo altri morti sul lavoro, e chi toglie la vita deve andare in galera e le leggi devono essere rispettate”. Alla cerimonia anche la procuratrice generale di Piemonte e Valle d’Aosta, Lucia Musti, presente per “condividere con voi il dolore – ha detto – perché purtroppo nella nostra Repubblica le fonti di morte sono tre, il carcere, gli omicidi di genere e le morti sul lavoro. Una macabra gara di morte”.

I sette operai morti nel rogo della Thyssen

Per la procuratrice, per i reati in materia di lavoro “una questione fondamentale è la prevenzione, l’accesso ai luoghi di lavoro di chi deve controllare e far sentire il fiato sul collo dello Stato. E le multinazionali, o comunque le imprese, che risparmiano sulle cautele, anche questo è indecente. Contano i risultati e lo Stato ce li ha quando la pena viene eseguita o quando si confiscano i beni e proprio stamattina – ha spiegato –
ho chiesto al mio ufficio di aggiornarmi sulle pene dei due cittadini tedeschi condannati per la ThyssenKrupp e mi dicono che in Germania sono in corso di esecuzione”.

Le vittime sono Antonio Schiavone, 36 anni, deceduto il 6 dicembre 2007, nel luogo dell’incidente; Roberto Scola, 32 anni, Angelo Laurino, 43 anni, Bruno Santino, 26 anni, deceduti il 7 dicembre 2007; Rocco Marzo, 54 anni, deceduto il 16 dicembre 2007; Rosario Rodinò, 26 anni, deceduto il 19 dicembre 2007; Giuseppe Demasi, 26 anni, deceduto il 30 dicembre 2007. Nella notte tra il 5 e il 6 dicembre 2007, presso l’acciaieria ThyssenKrupp di Torino, si sviluppava un focolaio di incendio, dovuto allo sfregare di un nastro trasportatore che scorreva lungo la linea di decappaggio e ricottura “APL5” dello stabilimento.

Il rogo alla Thyssen

Le fiamme, inizialmente modeste, si alimentarono grazie agli olii di produzione e dalla sporcizia giacente sul pavimento e, prima che i lavoratori riuscissero ad estinguerle mediante estintori portatili, determinarono l’improvvisa rottura di tubi contenenti olio idraulico in pressione, il quale, diffondendosi nell’aria, esplose violentemente in una enorme nube incendiaria, provocando la morte di sette operai ed un disastroso incendio, caratterizzato da vampate alte fino a cinque metri.

“Si era detto ‘mai più Thyssen’ e invece si continua a morire sul lavoro – dice Tony Boccuzzi, l’operaio che quella tragica notte si era salvato – Sono passati 17 anni e parliamo sempre di una giustizia che non verrà più: i responsabili dell’incidente sono già fuori dal carcere”.

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