Una vera e propria associazione a delinquere che sfornava permessi di soggiorno fasulli. I militari hanno rintracciato anche alcune ditte che dichiaravano il falso pur di accordare le documentazioni.
Piacenza – Il comando provinciale della Guardia di Finanza, hanno dato esecuzione ad un un’ordinanza di applicazione di misure cautelari (due misure di custodia cautelare in carcere, due agli arresti domiciliari e otto misure cautelari dell’obbligo di dimora nel comune di residenza), emessa dal giudice per le indagini preliminari, nei confronti di 12 soggetti, facenti parte di un’associazione volta al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
In sintesi, l’organizzazione provvedeva a predisporre tutta la pratica ei documenti utili ad ottenere indebitamente il rilascio di permessi di soggiorno, dichiarando falsamente che gli strameri sarebbero entrati in Italia per lavorare presso imprese risultate compiacenti e parte dell’organizzazione stessa.
All’interno dell’associazione – il cui capo è risultato essere cittadino italiano residente in provincia di Lodi – operavano una serie di intermediari stranieri (di nazionalità egiziana, pakistana e tunisina) che avevano il compito di trovare sul territorio gli extracomunitari interessati ad ottenere li permesso di soggiorno dietro li pagamento di un corrispettivo che oscillava all’incirca, tra i mille e i duemila euro, a seconda delle circostanze.
Successivamente, il titolare di un centro elaborazione dati, pur in mancanza di tutti 1 requisiti fiscali previsti, provvedeva a costruire della falsa documentazione necessaria a supportare la veridicità delle istanze presentate. Complessivamente sono state riscontrate oltre 200 domande – riconducibili a stranieri essenzialmente già presenti sul territorio – le quali venivano presentate telematicamente per conto dei datori di lavoro, da parte di una ulteriore donna di origine ucraina facente parte dell’organizzazione.
Una volta trasmessa la domanda, il sistema informatico rilasciava una ricevuta che veniva consegnata agli extracomunitari, i quali, aquesto punto, provvedevano a saldare il prezzo pattuito. Nell’ambito del provvedimento cautelare e stato, altresi, disposto il sequestro preventivo delle sette aziende e ditte individuali utilizzate per la menzionata attività delittuosa.