Rifinanziare il fondo per il contrasto alla povertà educativa: appello Arci-Uisp

La richiesta: “Ripensare ad una politica di welfare che sostenga i territori nel costruire presìdi di sostegno, ascolto, e accoglienza”.

Roma – Walter Massa, presidente nazionale Arci, Tiziano Pesce, presidente nazionale Uisp e Viviana
Bartolucci, presidente nazionale Arci Ragazzi chiedono “con forza al Governo di fare un passo indietro, di rifinanziare il Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, di ripensare ad una politica di welfare che sostenga i territori nel costruire presìdi di sostegno, ascolto, accoglienza e relazione per una generazione che non smette mai di essere dimenticata dalla politica”. “Tutti i dati lo evidenziano – ricordano -, la situazione di precario benessere dei minori in Italia, già pericolosamente fragile prima della crisi sanitaria 2020-2023, è diventata un’emergenza profonda e urgente”.

I “suicidi tra minorenni – proseguono – sono cresciuti del 16% tra il 2019 e il 2021; nel 2023 l’ Italia è il
quinto paese Ue per abbandono scolastico.
Peggio di noi soltanto Romania, Spagna, Germania e Ungheria; la povertà assoluta tra i minori è cresciuta dal 13,4% al 13,8% tra il 2022 e il 2023. Si tratta di quasi un milione e mezzo di bambini e ragazzi. Il 12% dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni soffre di ansia e/o depressione (Dati Censis); quasi 70.000 sono i ragazzi in stato di ritiro sociale (dati Openpolis). Inoltre, con la diminuzione continua degli investimenti sul comparto socio educativo, la scuola è lasciata sola a rappresentare uno Stato che non sembra volersi occupare dei più piccoli e dei più giovani tra i suoi cittadini. E da sola, non ce la fa”.

“All’interno di questo scenario il Governo Meloni ha tagliato – sottolineano – il finanziamento al Fondo per il contrasto alla povertà educativa minorile, l’unico presìdio nazionale capace di sostenere progettazioni diffuse e capillari a sostegno delle fragilità dei più giovani. Ribadiamo anche che il ‘modello Caivano’, tanto caro al Governo, non è la soluzione a problemi profondi e complessi che non possono essere affrontati con un approccio securitario. Per l’ennesima volta le famiglie sono lasciate sole, al di là di tutta la retorica, ad affrontare il malessere profondo dei propri figli, andando ad alimentare il solito circolo vizioso nel quale a farcela sono i minori che crescono in contesti privilegiati, mentre tutti quelli che – concludono – avrebbero bisogno di aiuto sono abbandonati alla fragilità dei loro contesti di crescita”. 

Un appello alla politica era stato lanciato dall’Autorità garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Carla Garlatti in occasione della Giornata mondiale dell’infanzia che si celebra il 20 novembre. “L’Italia vive storicamente – ha detto – una situazione complicata sotto il piano delle finanze pubbliche, ci si trova quindi a dover fare delle scelte difficili in termini di politiche di bilancio. Tuttavia, è necessario che proprio in questa fase il perseguimento del superiore interesse del minore costituisca il criterio prevalente”. Per Garlatti, “è vero che le disparità riguardano anche gli adulti ma è vero anche che quelle che interessano bambini e ragazzi minano fortemente il loro diritto a un livello di vita sufficiente per consentire il loro sviluppo, fisico, mentale, spirituale morale e sociale. Un diritto, questo, sancito dalla Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza”. 

Proprio per questo, ha sottolineato “a differenti situazioni occorre dare differenti risposte. Questo vale a maggior ragione per i livelli essenziali delle prestazioni. Non è sufficiente definirli, vanno adeguatamente finanziati e, soprattutto, ne va assicurata la declinazione concreta in ogni singolo territorio“. “Sono circa 1 milione e 300mila i bambini e i ragazzi che oggi in Italia vivono in povertà assoluta e oltre 2 milioni quelli in povertà relativa. Questo su un totale di 9 milioni e 400mila minori nel nostro Paese”, ha sottolineato Marco Rossi Doria, presidente di Con i bambini – impresa sociale, soggetto attuatore del Fondo di contrasto della povertà educativa minorile. “Non è solo la povertà materiale che fa sì che un bambino parta male nella vita- ha detto ancora Rossi Doria- ma è anche la mancanza di altre occasioni come la mancanza di centri di aggregazione, parchi pubblici, il fatto di vivere in abitazioni piccole e spesso malsane, l’impossibilità di andare in vacanza”.

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