Alcuni dei reperti

Restituiti alla Cina 56 reperti archeologici provenienti da traffico illecito

Tra loro tre sculture riconducibili alla dinastia Han/Yuan e Tang e altri 53 manufatti della cultura neolitica Majiayao.

Roma – Restituiti alla Cina 56 reperti archeologici provenienti da traffico illecito. I preziosi oggetti sono stati consegnati all’Ambasciatore della Repubblica Popolare Cinese, S.E. Jia Guide dal Comandante dei Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Generale di Divisione Francesco Gargaro, nella sede romana del Reparto Operativo del Comando Carabinieri TPC, in via Anicia. Presente alla cerimonia anche il Consigliere diplomatico del Ministero della Cultura italiano, Clemente Contestabile.

I manufatti sono stati recuperati a seguito di due distinte attività di polizia giudiziaria condotte dai rispettivi Nuclei TPC di Firenze e Udine. La prima indagine del Nucleo TPC fiorentino è stata avviata a seguito di una segnalazione della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città Metropolitana di Firenze e per le Province di Pistoia e Prato, che permetteva ai Carabinieri di sequestrare, con decreto emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, 3 sculture riconducibili alla dinastia Han/Yuan e Tang. I beni facevano parte di una collezione privata di un professionista deceduto, priva di documentazione attestante la lecita provenienza.

Un momento della cerimonia di restituzione

A questi i carabinieri hanno unito altri 53 manufatti provenienti dai territori della Cina e pertinenti la cultura neolitica Majiayao. Tali beni, sottoposti a sequestro dal Nucleo TPC di Udine con il coordinamento delle indagini da parte della locale Procura, erano stati trovati nella disponibilità dell’indagato che li aveva ricevuti a seguito di rinvenimento da parte di contadini della provincia cinese del Gansu e, successivamente, portati in Italia in violazione delle norme vigenti in materia di importazione di beni culturali.

I reperti, grazie alla cooperazione fornita dai diplomatici cinesi, sono stati riconosciuti dalle autorità culturali della Cina come appartenenti al proprio patrimonio nazionale e quindi restituiti, in base alla normativa vigente prevista dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.

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