Al via le audizioni sull’arretrato che riguarda 3.308 esami tenuti nei cassetti dell’Azienda sanitaria, con pazienti che hanno atteso fino a 8 mesi.
Trapani – Accompagnati dai carabinieri del Nas, anche gli ispettori inviati dal ministero della Salute sono arrivati a Trapani, dopo che è scoppiato lo scandalo dei 3.308 esami istologici tenuti nei cassetti dall’Azienda sanitaria, con alcuni pazienti che hanno dovuto aspettare fino a 8 mesi per avere il responso. C’è già un documento dell’assessorato regionale alla Sanità con allegata la relazione degli ispettori della Regione consegnati al governatore Renato Schifani, dove ci sarebbero sette le contestazioni che vengono fatte dagli ispettori all’Asp. La prima è che la nomina del direttore sanitario aziendale è avventa soltanto nel mese di settembre 2024 e non risultano atti relativi al coinvolgimento del responsabile del rischio clinico e qualità, in questa grave vicenda, da parte della nuova direzione strategica. La principale causa, addotta dall’Asp di Trapani, sul ritardo di refertazione è la carenza di anatomopatologi nel reparto.
Gli ispettori del ministero della Salute, in queste ore, in una stanza dell’ospedale Sant’Antonio Abate hanno iniziato le audizioni, partendo dal direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Ferdinando Croce. Oggi probabilmente si recheranno anche all’ospedale di Castelvetrano. E’ iniziato tutto con la denuncia dell’insegnante di Mazara del Vallo, Maria Cristina Gallo, 56 anni, che ha dovuto attendere ben 8 mesi l’esito dell’esame istologico disposto dopo l’asportazione di una neoformazione all’utero. La donna aveva presentato un esposto. Il referto, sollecitato più volte anche per vie legali e arrivato con incredibile ritardo, ha diagnosticato alla donna un tumore al quarto stadio che, nel frattempo, ha prodotto metastasi. L’ispezione ordinata dal ministro Orazio Schillaci servirà a verificare le eventuali responsabilità nei ritardi con cui sono stati refertati gli oltre 3.300 esami istologici, con tempi d’attesa che in qualche caso hanno raggiunto otto mesi, come nel caso della signora Gallo.
Dopo il manager Croce, gli ispettori hanno sentito il neo direttore sanitario Danilo Greco, il primario facente funzioni dell’Anatomia patologica di Trapani, Laura Miceli; la omologa dell’Asp di Palermo, Teresa Barone, che per conto dell’assessorato regionale alla Salute ha coordinato il piano per la definizione dei referti arretrati, distribuendo il lavoro in altre Asp siciliane. A sollevare il caso è stato l’esposto dell’insegnante di Mazara. Sulla vicenda anche la Procura di Marsala, diretta da Fernando Asaro, ha aperto un’inchiesta per accertare l’eventuale nesso di causalità tra il ritardo e l’aggravamento della malattia. “Non voglio giustizia
ma voglio praticare la giustizia per il futuro”, ha detto l’insegnante che ora si sta sottoponendo alla chemioterapia all’istituto nazionale tumori di Milano.
E ancora, la mobilitazione politica sul caso, esplosa a metà gennaio di quest’anno dopo l’interrogazione parlamentare del deputato di Forza Italia Giorgio Mulè che aveva chiesto spiegazioni sul caso dell’insegnante Maria Cristina Gallo, alla quale il referto istologico fu consegnato con otto mesi di ritardo quando il suo tumore era già al IV stadio. Mulè è andato poi a trovare la signora Gallo, in segno di vicinanza delle Istituzioni ma anche per assumere l’impegno di andare a fondo della questione. Secondo gli ispettori regionali anche il ministro Orazio Schillaci sarebbe stato indotto a sottovalutare la questione nella sua risposta all’interrogazione parlamentare di Mulè, perché ai suoi uffici l’Asp di Trapani avrebbe fornito dati parziali. Un caso di malasanità diventato battaglia di civiltà. Anche perché, come ha sottolineato Mulé facendo visita alla donna, “nella stessa situazione della signora Gallo ci sono stati almeno 3.000 pazienti della provincia di Trapani che hanno atteso mesi prima di avere il referto, mentre ad oggi ancora più di 200 di loro non lo hanno ricevuto”.
Dopo le due interrogazioni parlamentari sul caso dell’Asp di Trapani, presentate da Mulè, anche il deputato di Italia viva, Davide Faraone, torna sulla vicenda, affermando che “nemmeno i morti sono bastati al presidente della Regione siciliana Renato Schifani a mettere da parte i giochini politici e gli equilibri della maggioranza”. Il caso è scoppiato lo scorso 16 gennaio “e ci sono voluti due mesi per mandare gli ispettori, mentre i numeri parlano chiarissimo: il reparto di Anatomia patologica dell’Asp di Trapani non lavora
quanto dovrebbe. Chi ha guidato finora l’Asp non è all’altezza”. Anche il presidente della regione nei giorni scorsi aveva disposto un’ispezione all’Asp di Trapani: “Seguo molto da vicino, insieme all’assessore Faraoni, la vicenda – aveva detto Schifani – Gli accertamenti sono dolorosi, ma dovuti al popolo siciliano. La situazione dei ritardi negli esami istologici è inaccettabile. Stiamo parlando di un servizio essenziale per la salute dei cittadini e non possiamo permettere inefficienze, negligenze o carenze”.