I tre responsabili del colpo del 2015, che hanno già scontato quasi integralmente la pena, scagionati anche dall’imputazione di resistenza a pubblico ufficiale.
Palermo – Non ci fu alcun tentativo di colpire i poliziotti né di resistenza a pubblico ufficiale. Dopo nove anni dalla rapina da 100 mila euro presso l’ufficio postale “Guarnaschelli” di corso dei Mille, avvenuta il primo agosto 2015, la Cassazione ha finalmente posto un termine definitivo alla vicenda. Per i tre imputati, che hanno quasi integralmente scontato la pena di 10 anni e 8 mesi per l’assalto al furgone blindato della “Sicurtraser”, è stata infatti annullata senza rinvio l’ulteriore condanna a un anno (in continuazione) per la presunta resistenza a pubblico ufficiale.
La sentenza è stata emessa dalla quinta sezione della Suprema Corte e riguarda Gaetano Castiglione (difeso dagli avvocati Antonio Turrisi e Filippo Gallina) e Gianluca De Biasio (assistito dall’avvocato Miria Rizzo), ma si estenderà anche al terzo imputato, Salvatore Bruno, nonostante non abbia presentato ricorso.
La rapina, una delle più audaci degli ultimi anni a Palermo, fu eseguita alle 8.30: uno dei banditi colpì la guardia giurata che trasportava i 100 mila euro, somma poi mai recuperata. Tuttavia, la polizia intervenne rapidamente in corso dei Mille e, secondo l’accusa iniziale, i rapinatori avrebbero sparato contro le pattuglie per agevolare la fuga. Castiglione venne catturato subito dopo una caduta dal motorino, riportando gravi ferite, mentre Bruno fu arrestato una settimana dopo, continuando a negare la propria partecipazione. De Biasio, invece, venne bloccato il 18 agosto 2015.
Il caso si è poi evoluto in un processo complesso. Mentre in tre gradi di giudizio la colpevolezza per la rapina era stata confermata, il presunto tentativo di omicidio ha sollevato questioni più controverse. Le perizie balistiche non hanno mai chiarito la dinamica degli spari, e si è stabilito soltanto che i rapinatori avevano esploso un unico colpo. Due agenti hanno fornito versioni contrastanti in tribunale, portando la Cassazione ad annullare la condanna per tentato omicidio e a disporre un nuovo appello. In seguito, i giudici della quarta sezione avevano derubricato il reato in resistenza a pubblico ufficiale, condannando tutti gli imputati a un anno (in continuazione).
Questa decisione è stata poi impugnata dalle difese di Castiglione e De Biasio, sostenendo che la resistenza a pubblico ufficiale fosse già stata considerata nel tentato omicidio nei precedenti gradi di giudizio, rendendo quindi illegittima la nuova condanna. La Suprema Corte ha accolto tale interpretazione, annullando la condanna.