“Quello che non dovevo fare l’ho fatto”: al telefono la confessione-choc di Bujar Fandaj

Gli avvocati del presunto omicida di Vanessa Ballan rinunciano al ricorso al Riesame. Il kosovaro potrebbe essere sentito nuovamente dal pm il 30 gennaio.

Venezia – Bujar Fandaj, l’imbianchino kosovaro di 41 anni accusato di omicidio volontario pluriaggravato per avere ucciso nella sua casa Vanessa Ballan, quella maledetta sera del 19 dicembre scorso avrebbe chiamato il 112 e pronunciato frasi che lo inchioderebbero. Secondo gli inquirenti, una in particolare prova la sua colpevolezza. “Quello che non dovevo fare l’ho fatto”, avrebbe detto l’uomo al carabiniere che cercava di convincerlo a consegnarsi. Per gli investigatori la registrazione della telefonata è una confessione a tutti gli effetti.

Su Bujar Fandaj la procura di Treviso ha raccolto già numerosi indizi di colpevolezza: il movente passionale, l’arma del delitto (un coltello), il martello usato per sfondare la porta di casa della ragazza, il video in cui lo si vede entrare in giardino, una denuncia per stalking da parte di Vanessa Ballan.

Intanto Chiara Mazzocato e Daria Bissoli, le legali di Fandaj, hanno rinunciato a impugnare davanti al Tribunale del Riesame di Venezia l’ordinanza di custodia cautelare sulla base della quale l’artigiano era finito in carcere a Treviso. L’uomo, che durante l’interrogatorio di garanzia si era avvalso della facoltà di non rispondere, sarà nuovamente sentito dal pubblico ministero Michele Permunian il 30 gennaio prossimo.

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