La messaggistica antifascista antifàchic del giornalista e compagni è già naufragata: “A mille adesioni ci scindiamo, come il Pd…”.
Roma – “È difficile. È difficile, perché qui la faccenda sfugge di mano, va decisamente oltre il surrealismo antifascista. È difficile, comunque proviamoci. 25 aprile più pazzo del mondo, parte seconda: come chiudere in mirabilia una giornata di ordinaria follia vetero-partigiana? Ci ha pensato Massimo Giannini, l’uomo che s’inchinava a Speranza, con una incredibile chat antifàchic su whatsapp, roba tipo “mamme consapevoli”, “Chiara e Fedez tornate insieme” o “pippaioli per Paola Saulino”. Sono le parole di Nicola Porro che commenta la “Bella Chat” creata dal collega Giannini.
A parte le minacce di morte al generale Vannacci, su cui Giannini ha preso frettolosamente le distanze, i problemi della “Bella Chat” sono venuti subito al pettine, come sempre accade a sinistra, sul problema non banale: a parte urlare all’emergenza fascismo, che si fa, che si propone, chi siamo, dove andiamo? E soprattutto, il “movimento” dedicato al 25 aprile “sempre” dall’editorialista di Repubblica ha speranze di diventare un partito, con tutti i nomi eccellenti che hanno aderito al “chattone” intellettuale di Giannini? A quanto pare, l’esperimento di opposizione virtuale non ha superato la settimana.
In questo caso l’oggetto dello “smanettare era la resistenza, a Giorgia Meloni, what else?, che non ce la fa a definirsi antifà, da cui discenderebbe una situazione tipo birreria di Monaco, 1933. Giannini è andato a vantarsene – scrive Porro – nella contro-Bürgerbräukeller di Lilli Gruber, che sprizzava gloria da tutti i botox: “Una cosa grandiosa, migliaia e migliaia di adesioni in poche ore”, la lista poi l’ha stilata Filippo Facci e c’è davvero di tutto, ma, soprattutto, di freschissimo: ma ci torniamo tra un attimo, prima cerchiamo di contestualizzare l’apparente delirio. Giannini, roso e rosicante dall’imprevedibile successo di Scurati, martire inflazionato, deve essersi detto: mò ci provo anch’io. Con l’occhio al futuro politico, anche perché quello giornalistico, dopo gli sfaceli seminati fra Stampa e Repubblica, sembrerebbe definitivamente compromesso.
E ancora, nell’analisi di Porro: “Che Giannini pensi ad una vecchiaia poltronifera è certo, visto che l’ha formalmente escluso chez Lilli: “Io in politica mai”. Quindi è deciso. Il problema saranno i voti. Perché se ne raccatta quanti sono i suoi lettori, la vediamo bigia. Anche la storia della chat da migliaia di iscritti, è una palla antifascista: perché perfino in un Paese di fanatici come il nostro, raccattarne di più per le fregole del partigiano gianni-ni pare impresa improba. E nnamo, essù! C’è un limite anche al ridicolo, anche se Massimo, Lilli e compagni non se ne accorgono”.
E insomma piovono adesioni come le pietre di Ken Loach: “Carlo De Benedetti, Romano Prodi, Massimo D’Alema, in particolare il giornalista Massimo Giannini (ideatore della chat, consacrato come futuro capo partito) più altri come Giuseppe Sala, Stefano Bonaccini, Pierluigi Bersani, Bruno Tabacci, Fausto Bertinotti, Valter Veltroni, Marco Follini, Elsa Fornero, Roberto Zaccaria; e poi astri nascenti del giornalismo come Bianca Berlinguer, Sigfrido Ranucci, Massimo Gramellini, Concita De Gregorio, Sergio Rizzo, Luisella Costamagna, Corrado Formigli, Giovanni Floris, Donata Scalfari, Francesca Fagnani, Mario Orfeo, Andrea Vianello, tanti altri da noi già segnalati all’Ovra. Stiamo parlando di qualcosa come 905 soggetti spalmati su un’intera giornata”, racconta Facci.
Ma quello che colpisce è la frase choc che si legge nella chat Bella ciao, un “uccidiamolo!” riferito al generale Roberto Vannacci che ha fatto il giro del web. “A sinistra non si smentiscono mai: democratici solo quando conviene a loro. Vergogna!”, ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini. A cui ha risposto lo stesso editorialista di Repubblica, con un post che è la classica pezza peggiore del buco. Del “listone” whatsapp fanno parte giornalisti, editori e uomini di cultura. Sulla candidatura del generale Vannacci alle Europee nelle fila della Lega, però, i partecipanti al gruppo hanno superato il segno.
Scorrendo tra i messaggi, prima si legge un ironico “Degenerale Vannacci”. Poi la riflessione: “Individuo che comunque andrà a rappresentare in parte l’Italia all’Ue”, con tanto di emoticon che piange disperato. Poi si entra nel vivo (e nel peggio): “Dobbiamo fare qualcosa. Per forza”. Fino al perentorio: “Uccidiamolo!”. Qualcuno si rende conto che è stato superato il segno e aggiunge: “Questa frase la riporterà Facci”. Una storia, scrive Porro che conferma il tipo umano del giornalista all’italiana, una specie di Bel Ami alla vaccinara, uno che a forza di sgomitare e di inchinarsi può arrivare a qualche privilegio, alla lista degli amici famosi e potenti di cui vantarsi: “intellettuali, scrittori, politici, cantautori… li ho tutti nel mio dispositivo” dice Giannini, e qui il ridicolo si tinge di grottesco, quasi di macabro”.
E passi per Venditti, uno che sull’impegno fantasma ci campa fin da ragazzino, col trucchetto del cipiglio spocchioso, ma che pure Baglioni, strada facendo, arrivi a buttarsi via tra una Bortone e un Vergassola, il cui impegno è sempre stato unicamente quello dell’incarnare il cabaret del morto di figa… Strano, comunque, che non si sia imbarcato anche il Blasco che canta “Bella Ciao”, eeeh zzzàà, ci sono anch’io qua, eeeh, oooh, aaaah.
La prima crepa arriva con la fulminante battuta del comico genovese Dario Vergassola. All’annuncio di Giannini dalla Gruber, che gli chiede se vuole fare il leader di un nuovo partito, lui risponde: “Alla chat hanno aderito in migliaia, leader politici come Prodi, Bertinotti, Letta, Renzi, D’Alema, Veltroni. Non era mai accaduto”. E Vergassola, in chat, lo fulmina: “Oltre i mille scatta in automatico la scissione, eh”, come il Pd.