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“Pronto soccorso”? Solo di nome: l’attesa media per essere curati è di 31 ore

Tanto si è dovuto aspettare nel 2023 secondo l’Osservatorio del Simeu: +25% in pochi anni, una perdita di tempo spaventosa che pregiudica il diritto costituzionale alle cure.

Roma – Il Pronto soccorso in Italia? È “pronto” solo di nome. Interminabili, per non dire bibliche, le attese per essere soccorsi. Nel 2023 il tempo medio di permanenza si è attestato a 31 ore, il 25% in più – ben 6 ore – rispetto al 2019. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio della Società italiana di medicina d’Emergenza -Urgenza (Simeu), che saranno presentati in occasione del congresso nazionale della società scientifica, in calendario dal 30 maggio al 1 giugno a Genova. Per descrivere l’evoluzione del settore è stata eseguita una rilevazione su un campione significativo di pronto soccorso italiani raffrontando i dati relativi all’anno 2019 (anno pre-pandemico, con circa 20 milioni di accessi nazionali) con quelli relativi all’anno 2023 (18 milioni di accessi, dati Agenas).

Le corsie dei pronto soccorso ridotte ormai a dei lazzaretti

“Il tempo d’attesa per il ricovero in area medica – ribadisce Salvatore Manca, past president Simeu – è aumentato in pochi anni del 25%: 6 ore in più. Quel tempo ha un valore assoluto che riflette il disagio dei pazienti e l’impegno assistenziale messo in atto nei pronto soccorso, sempre più a corto di strumenti per provvedere alle nuove esigenze. Se si moltiplica il tempo di 31 ore per il numero dei ricoveri in Medicina in un anno emerge una cifra spaventosa: decine di milioni di ore di assistenza e cura in barella”.

Il dato agghiacciante fa pensare. Perché con le corsie ormai ridotte a lazzaretti, sono sempre di più le persone che, se solo possono, al pronto soccorso evitano del tutto di andarci così da non doverci passare giornate intere nella pura utopia di essere curati in tempi ragionevoli, come sarebbe loro diritto. E piuttosto incrociano le dita, sperando di “passare la nottata” e “rimettersi in sesto” da soli.

Una situazione ovviamente scandalosa e indegna di un Paese civile, frutto dei continui tagli alla sanità operati da politici a cui interessa solo privilegiare il settore privato, che invece è ricco e sta benissimo. Con ciò configurando un vero e proprio tradimento dei principi costituzionali, che invece riconoscono (evidentemente ormai sempre più soltanto sulla carta) il sacrosanto diritto di tutti ad essere curati.

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