Il sistema con la relativa applicazione è stato ufficializzato. Anche la ditta che lo ha realizzato ha espletato la gara pubblica con tutte le garanzie di legge. Sulla privacy i nodi sono ancora da sciogliere.
Roma – Il Contact tracing, ovvero la tracciatura dei contatti, è realtà. Con l’ordinanza n. 10/2020, il commissario straordinario per l’Emergenza Covid-19, Domenico Arcuri, ha dato l’assenso alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di Contact tracing e di appalto alla società Bending Spoons S.p.a.
Il senso reale di questo provvedimento sta nel fatto che lo stesso utilizzo dovrebbe metterci nelle condizioni di controllare i contagi e ricavarne una storia localizzate:
“…Il Contact Tracing – si legge nell’ordinanza – può infatti aiutare ad identificare individui potenzialmente infetti prima che emergano sintomi e, se condotto in maniera sufficientemente rapida, può impedire la trasmissione successiva dai casi secondari…”.
Da oggi la tracciabilità delle persone sarà molto più capillare: i movimenti e gli incontri saranno registrati e successivamente inseriti nell’apposito database. La scelta di appaltare il servizio alla Bending Spoons S.p.a. sarebbe dettata dal fatto che la società avrebbe partecipato alla gara con tutte le garanzie di legge “…Esclusivamente per spirito di solidarietà – si legge nel testo – dunque al solo scopo di fornire un proprio contributo, volontario e personale, utile per fronteggiare l’emergenza da COVID-19 in atto…”. Ma c’è di più nello stesso dispositivo:
“…L’azienda ha manifestato la volontà di concedere in licenza d’uso aperta, gratuita e perpetua, al commissario straordinario per l’attuazione e il coordinamento delle misure di contenimento e contrasto dell’emergenza epidemiologica e alla presidenza del Consiglio dei ministri, il codice sorgente e tutte le componenti applicative facenti parte del sistema operativo già sviluppate nonché, per le medesime ragioni e motivazioni e sempre a titolo gratuito, ha manifestato la propria disponibilità a completare gli sviluppi informatici che si renderanno necessari per consentire la messa in esercizio del sistema nazionale di Contact Tracing digitale…”.
L’approvazione dell’utilizzo dell’app rappresenta una vittoria per Bruxelles, che da anni ha fatto della lotta alle grandi compagnie private nel campo della tracciabilità uno dei suoi cavalli di battaglia. Ma come verrà utilizzato tale strumento è ancora tutto da vedere, soprattutto per quanto concerne il profilo della privacy e dell’utilizzo dei dati sensibili. Che sia l’inizio di un percorso che ci porterà progressivamente ad abbracciare il modello cinese? Ancora è presto per dirlo, ma la paura è reale.
Intanto da Bruxelles si sono affrettati a sottolineare che tracciare i movimenti di un individuo non è il senso ultimo del programma, dato che:“…Violerebbe il principio per minimizzare la raccolta dei dati e creerebbe rilevanti problemi di sicurezza e privacy…”. Parole e concetti gusti ma che cozzano con le ultime dichiarazioni di Wojciech Wiewiórowski, Garante europeo della protezione dei dati (GEPD), il quale qualche giorno fa aveva dichiarato bel altro:
“…È impossibile che il tracciamento della persona singola resti anonimo anche se necessario per un monitoraggio efficace della diffusione del Coronavirus: per questo bisogna affrontare la questione con la legge sulla protezione dei dati personali (GDPR)…”.
Insomma tanti magnifici principi ma poca concretezza. Nella realtà spetterà ai singoli governi veicolare l’utilizzo di questa nuova app, ricordando gli scandali del Datagate o della Cambridge Analitiyca c’è poco da stare tranquilli. In Italia, come specificato da Regione Lombardia, l’installazione dell’applicazione AllertaLOM CercaCOVID sarebbe consigliata ma non obbligatoria.