Spedita a 150 chilometri da casa, con auto o mezzi avrebbe vissuto un inferno quotidiano. E l’affitto di un appartamento era fuori dalla sua portata. Così ha rinunciato.
È la storia triste ed emblematica di Laura Ibba, 44 anni, docente abilitata di Scienze Economico-Aziendali che, dopo sette anni di precariato, si è rimessa sui libri, ha partecipato al concorso e finalmente conquistato l’ambita cattedra. Succede però che l’algoritmo del ministero che governa le assegnazioni la spedisca a Lido di Ostia, provincia di Roma, mentre lei vive a Gaesta, provincia di Latina, con due figlie di 11 e 13 anni. Sono 150 chilometri di distanza.
La prof ha poco tempo per pensare: la nomina le arriva il 20 agosto e alla fine del mese deve presentarsi in classe o rinunciare. Si mette in macchina per un viaggio di prova: 2 ore e mezza per andare e altrettante per tornare a casa, senza contare il costo della benzina. Allora tenta con i mezzi: deve cambiare cinque volte e usare quattro mezzi diversi. Per essere in classe alle otto dovrebbe alzarsi intorno alle tre del mattino e fare ritorno a casa a pomeriggio inoltrato, se non a notte fonda nell’evenienza di qualche riunione pomeridiana. L’unica è trovarsi un appartamento, ma il calcolo in questo caso è ancora più semplice: tra il mutuo e le bollette a Gaeta e il nuovo affitto Laura capisce di non poterselo permettere. Così a malincuore deve rinunciare. E grazie al famoso algoritmo, che in caso di rinuncia si dimentica del concorso superato, ricominciare da zero. La cattedra resta un miraggio, anzi un incubo.