Privatizzare l’acqua pubblica? Scontro in Senato, governo valuta ipotesi in manovra

Ritirato l’emendamento Paroli. Niente via libera, almeno per ora, all’ingresso di capitali privati nelle società di servizi idrici. 

Roma –  Il rischio di privatizzazione dell’acqua pubblica, contenuto in un emendamento di Forza Italia al decreto tutela ambientale, accende gli animi in Senato. Un punto al vaglio della Commissione Ambiente che ha creato dissapori, poi la modifica è stata ritirata dai relatori, dopo le proteste del centrosinistra. Ma il governo proverà a ripresentarlo nella legge di bilancio, dopo un approfondimento tecnico con il ministro Pichetto Fratin e una valutazione politica. L’abbiamo ritirato perché facciamo un approfondimento tecnico col Ministro Pichetto e tutti gli interessati: una volta verificato che ci sia condivisione politica e tecnica, valutiamo se è possibile trasferirlo eventualmente come emendamento in finanziaria”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, a margine dei lavori della commissione Ambiente al Senato parlando dell’emendamento Paroli (Fi).

Un emendamento al decreto tutela ambiente che avrebbe consentito l’affidamento del servizio idrico anche a società in house “con partecipazione obbligatoria di capitali privati”. “Vittoria. L’acqua pubblica è salva”, dicono il capogruppo di Avs, Peppe De Cristofaro, presidente del gruppo Misto di palazzo Madama, e la senatrice Avs, Aurora Floridia. “Le ragioni dei milioni di cittadini che hanno votato il referendum per l’acqua pubblica e la battaglia in commissione Ambiente al Senato delle opposizioni unite hanno bloccato il tentativo di privatizzare il servizio idrico attraverso l’ingresso dei privati nella società in house a capitale pubblico. L’acqua deve rimanere un bene comune, sottratto alle logiche di mercato e tutelato come diritto universale. L’acqua appartiene a tutti e noi continueremo a batterci per difenderla e a vigilare affinché il governo e la destra non ci riprovino”.

Nel 2011 ci fu infatti un referendum abrogativo, con cui 26 milioni di italiani – il 95% dei votanti che si recarono alle urne – si schierarono fermamente contro la possibilità di fare profitti tramite la gestione di servizi idrici. “Abbiamo vinto in commissione, l’emendamento della maggioranza sulla privatizzazione dell’acqua è stato ritirato. L’acqua pubblica non si tocca”. Lo dice il senatore Nicola Irto, capogruppo del Pd nella commissione Ambiente. Niente via libera, almeno per il momento, all’ingresso di capitali privati nelle società che gestiscono i servizi idrici. 

L’emendamento di Paroli, poi ritirato, prevedeva che l’affidamento diretto dei servizi idrici potesse avvenire a favore di società in house “con partecipazione di capitali privati”, a condizione che: le medesime siano partecipate dagli enti locali ricadenti nell’ambito territoriale ottimale e abbiano come oggetto sociale esclusivo la gestione del servizio idrico integrato; il socio privato sia selezionato mediante procedure di evidenza pubblica; il socio privato, direttamente o indirettamente, detenga una quota del capitale sociale non superiore a un quinto; al socio privato non spetti l’esercizio di alcun potere di veto o influenza determinante sulla società“.

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