I bambini sottratti sono stati sempre un affare e sempre lo saranno se non interverranno leggi a reale tutela dei minori e controlli alle case famiglia
Ultimamente hanno fatto molto parlare i casi di Bibbiano, ma purtroppo non sono fatti nuovi. L’avvocato Guido Bomparola è stato uno dei primi, ormai vent’anni fa, a lavorare a cause in cui dei bambini venivano sottratti alle loro famiglie per essere affidati ad altre, non sempre lecitamente.
Ai tempi era un giovane avvocato che si scontrava con il mondo dei media e dell’opinione pubblica e la Magistratura stessa era dubbiosa sui primi processi di questo tipo che egli seguì.
Abbiamo incontrato Guido Bomparola e abbiamo constatato di persona come abbia sofferto e quanto abbia creduto e creda tuttora in questi casi. Il caso Lucanto di Masate, nel 1995, fu uno dei primi. Fu fatta anche un’interrogazione parlamentare e Maurizio Costanzo la presentò nella sua trasmissione televisiva: mandò in onda la storia ma tutto poi cadde nel silenzio. Raccontandoci l’accaduto, l’avvocato ha d’un tratto alzato la voce e ci siamo trovati a rivivere le sue arringhe, come se fossimo stati presenti in tribunale:
“Il caso di Masate ha visto una ragazza, con problemi tossicologici, denunciare i familiari per aver violentato sia lei che la cuginetta [Angela]. La povera bambina, a soli sei anni, venne prelevata da scuola da un’assistente sociale unitamente ai carabinieri e portata al Cismai (Coordinamento Italiano Servizi
Contro il Maltrattamento e l’abuso all’infanzia) di Milano. Il padre, arrestato e condannato in primo grado, venne in seguito assolto sia in appello che in cassazione. Nonostante questo però il tribunale ritenne la bambina adottabile e tolse la patria potestà al padre. In breve la bambina venne sottratta ai propri cari e per lei iniziò un percorso lungo undici anni prima di riuscire a ritornare alla sua famiglia di origine. In seguito uscì anche un libro sulla vicenda intitolato Rubata dalla giustizia”.
Questo caso vide coinvolto anche Claudio Foti, l’esperto psichiatra dell’attuale centro Hansel e Gretel.
L’avvocato Bomparola seguì anche altri casi, tra i quali quello di Reggio Emilia, ricordato come il Processo “della frasca”, per il quale furono inquisiti due fratelli e un sacerdote, che morì d’infarto nel corso del processo. Una bambina, all’uscita da scuola e alla presenza di molti alunni e genitori, aveva dichiarato di essere stata trascinata per i capelli e portata in un boschetto adiacente, violentata più volte in ogni modo da tre persone con una frasca. Nelle sue dichiarazioni, la bambina sosteneva che la violenza era avvenuta tutti i lunedì del mese di novembre. Sarebbe bastato un attento controllo delle date, come fece solo l’avvocato Bomparola, per capire che il primo lunedì del mese coincideva con una chiusura della scuola e che la bambina stava mentendo. Le indagini, alla fine, rilevarono che era integra.
Nel corso delle udienze, l’avvocato si accorse che le relazioni fatte dalla psichiatra che seguì il caso, consulente del pubblico ministero, non corrispondevano a quanto dichiarato e durante un’udienza costrinse la psichiatra a estrarre dei biglietti che nascondeva nella sua borsetta e che avrebbe consegnato al Pm. Risultò piuttosto evidente che ci fossero dietro interessi economici. Già molti anni fa, quando era ancora in corso la lira, l’esborso delle amministrazioni comunali per ogni bambino sottratto alla famiglia di origine, si aggirava attorno ai cinque milioni di lire, ed è ancora ignoto che percentuale fosse destinata veramente al bambino per il suo sostentamento. Sempre l’avvocato Bomparola, si è imbattuto anche in una casa-famiglia di Firenze dove il proprietario chiedeva 300.000 lire al giorno per ospitare i bambini.
Da allora molte case-famiglia sono spuntate come funghi con l’inchiesta Veleno della bassa modenese; il giro delle speculazioni si valuta intorno ai tre milioni di euro.
La procura di Bologna ha chiuso le indagini con 26 indagati, tra i quali il sindaco Carletti, per cui è previsto il giudizio. Carletti rimane indagato per abuso d’ufficio e falsità ideologica anche per aver consentito la prosecuzione illecita del servizio di psicoterapia a Claudio Foti, definito dai bambini “il lupo cattivo”. Secondo i magistrati:
“...Era stato già predisposto il progetto planimetrico, la suddivisione dei ruoli e concordata la retta giornaliera di 250 euro a minore in cui risultava già incorporato il servizio di psicoterapia specialistica che, in assenza di qualsivoglia procedura ad evidenza pubblica, era stato già interamente affidato al centro studi Hansel e Gretel, il quale sarebbe stato destinatario di un centro studi adiacente alla comunità medesima e avrebbe curato, verso il corrispettivo, la formazione degli operatori sociali…”.