Latitante da un anno, è stato arrestato a Bastia mentre era a pranzo con una ragazza. Manette anche al suo braccio destro, Gianluigi Troiano, fermato a Granada.
Roma – Nuovo colpo dei Ros dei carabinieri, gli stessi che presero Matteo Messina Denaro. Questa volta i militari hanno posto fine alla latitanza dorata di Marco Raduano, 40 anni, il boss di Vieste al vertice dell’omonimo clan e della mala garganica, latitante da un anno esatto, da quando fuggì dal carcere di massima sicurezza di Badù e Carros in provincia di Nuoro il 24 febbraio 2023 al termine di una rocambolesca e discussa fuga.
Su di lui gravano condanne che avrebbe dovuto finire di scontare nel 2046. Una ventina di giorni prima della fuga gli era stata notificata una nuova condanna diventata definitiva a 19 anni di reclusione, più tre anni di libertà vigilata, dopo che la Cassazione aveva giudicato inammissibile il ricorso da lui presentato. Si tratta di una condanna legata alla maxi operazione antimafia Neve di Marzo, coordinata dalla Dda di Bari e portata a termine a Vieste nell’ottobre del 2019 quando fu sgominata un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, aggravato dal metodo mafioso, che utilizzava anche armi da guerra.
Arrestato anche Gianluigi Troiano, 30enne di Vieste, considerato il braccio destro di Raduano, latitante dall’11 dicembre del 2021. Troiano, detto “U’ Minorenn”, era riuscito ad evadere dagli arresti domiciliari con applicazione del “braccialetto elettronico” da Campomarino, in provincia di Campobasso. E’ stato catturato a Granada, in Spagna, mentre stava ritirando un pacco.
Raduano riuscì a evadere calandosi dal muro di cinta del carcere con delle lenzuola annodate. La scena da film, racchiusa in 16 secondi di filmato, continua a circolare sui social accompagnata dalla stessa domanda: come sia potuto succedere in un carcere di massima sicurezza. Il 40enne si calò dalla struttura scivolando lungo le lenzuola annodate, quindi si lasciò cadere e prese la fuga. Un’evasione largamente pianificata da tempo che si sospetta godette della complicità di qualcuno.
Dopo quasi un anno di latitanza, Raduano, uno dei tre italiani “pericolosi” inseriti nella lista dei criminali latitanti ricercati da Europol, è stato arrestato in Corsica, a Bastia, mentre era a pranzo con una ragazza, l’ultimo scintillante siparietto di una fuga passata a fare la bella vita. Nella scheda compilata da Enfast, la Rete Europea delle Unità Ricerche Attive Latitanti, si legge: “Il profilo criminale di Raduano è particolarmente importante. E’ al vertice dell’omonima organizzazione criminale operante sul Gargano, a Vieste, federata ad altri clan di Manfredonia, con il ruolo di promotore, organizzatore e spietato killer del gruppo, dedito al perpetrazione di omicidi, traffico di droga e gestione del racket delle estorsioni. È notoriamente conosciuto negli ambienti criminali del Gargano e di Foggia come “pallone” o “Woolrich”.
Fu l’inchiesta Omnia Nostra, svolta dai carabinieri nel dicembre del 2021 ad alzare il velo sui rapporti e i traffici del presunto clan Lombardi-Ricucci-La Torre, attivo tra Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo, col gruppo del boss viestano Marco Raduano. Tra le contestazioni – ben 57 le imputazioni – c’era quella di aver assoggettato il settore ittico, come emerso dalle intercettazioni telefoniche: “Il mare è nostro”. Raduano è accusato di concorso negli omicidi di Omar Trotta, a Vieste, di Giuseppe Silvestri, a Monte Sant’Angelo, e dell’agguato fallito a Giovanni Caterino. Poco più di due settimane prima della sentenza di condanna del processo Omnia Nostra, a Raduano erano stati sequestrati e confiscati due immobili in contrada Scialara a Vieste, un’autovettura, tre conti correnti bancari, altrettanti conti deposito e risparmio, nonché due carte prepagate, ciascuno del valore di 5mila euro.