Le cose non hanno un significato da sole, siamo noi che gli diamo un senso…
Riceviamo e pubblichiamo
Le cose non hanno un significato da sole, siamo noi che gli diamo un senso. Il 2 giugno 1946, i cittadini italiani hanno scelto di non essere più sudditi, ma persone con diritti e doveri. Dicendolo in faccia al Re che in quel momento era ben saldo sul trono. Non è stato un esercizio di semantica: era ed è democrazia.
Questo vuol dire che non dobbiamo aspettare che chi comanda ci dia informazioni solo quando vuole, ma che abbiamo il diritto di sapere tutto quello che fanno, perché li abbiamo eletti noi. Sindaci, assessori e chi amministra non stanno lì per caso o per grazia di Dio e volontà della nazione, ma perché sono stati scelti dal popolo. Il 2 giugno ci ricorda che abbiamo scelto di non essere trattati come soggetti che devono solo obbedire, ma come cittadini che partecipano, scelgono e controllano. Non esistono azioni che non si possano discutere: chi governa deve rispondere delle proprie scelte, servendo “con disciplina e onore”, tanto per rammentare l’art. 57 della Costituzione repubblicana.
Sì, onore, non un termine fascista ma repubblicano, parola rivoluzionaria che non era presente nello Statuto Albertino, concesso, ottriato, non voluto dai cittadini. A Grosseto, però, questo non è successo: non si ricerca la verità sul cantiere di piazza della Palma (?).
Per questo, per noi, il 2 giugno non è solo una festa, ma una giornata per riflettere. La fiducia nelle istituzioni si coltiva quotidianamente con comportamenti onesti e trasparenti. Non basta avere un incarico, non basta un’etichetta per essere affidabili, bisogna dimostrare ogni giorno di essere degni di fiducia. Confondere il dovere di essere chiari con una semplice scelta, un’opzione, un di più, è sbagliato e irrispettoso verso i cittadini. Chi governa deve servire i cittadini, non usarli o trattarli come un target di una campagna di marketing. Questo, per noi, è il vero significato del 2 giugno. 160 cittadini, firmando le petizioni, lo hanno detto chiaramente: siamo cittadini e non sudditi.
Giandomenico Torella
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