Perde una gamba per mancata diagnosi di ischemia, l’Asl risarcisce gli eredi con 75mila euro

Malasanità a Trani, il Tribunale riconosce il danno da “perdita di chance terapeutiche”. La donna nel frattempo è morta.

Trani – Il Tribunale riconosce il danno da “perdita di chance”: l’ASL condannata a risarcire gli eredi con 75mila euro. Il Tribunale civile di Trani, giudice Milillo, ha condannato l’ASL BAT a versare un risarcimento pari a 75mila euro agli eredi di una donna di Andria che, nel 2018, subì l’amputazione dell’arto inferiore destro per una diagnosi tardiva di ischemia acuta. La sentenza rappresenta un importante precedente in tema di responsabilità sanitaria perché riconosce il danno da “perdita di chance terapeutiche”.

La vicenda ha avuto origine nel dicembre 2017, quando la donna, all’epoca 79enne, si rivolse al presidio ospedaliero di Andria, struttura sanitaria dell’ASL BAT, lamentando dolore all’arto inferiore destro. Nonostante la chiarezza e l’urgenza dei sintomi, non furono disposti gli esami diagnostici necessari e non fu individuata tempestivamente la causa del problema: un’ischemia acuta, una condizione grave che, se affrontata in tempo, avrebbe potuto evitare l’amputazione.

Il Tribunale, accogliendo l’impostazione sostenuta dagli avvocati Davide Di Marco di Scafati (Foro di Nocera Inferiore) e Gerardo Belcore (Foro di Nocera Inferiore), assistiti dalla consulenza medico-legale del prof. Nicola Maria Giorgio, ha riconosciuto la responsabilità dell’ASL BAT per la “perdita di chance”. Si tratta di una figura giuridica autonoma rispetto al danno biologico, che consiste nella concreta possibilità – pur non certa – che la paziente avrebbe avuto di evitare la conseguenza irreversibile dell’amputazione, qualora fossero state seguite le linee guida diagnostiche e terapeutiche del caso.

La causa, avviata nel 2020 dagli eredi dopo il decesso della donna, avvenuto nel corso del procedimento, è risultata complessa e delicata sul piano probatorio. La capacità del team legale e medico-legale di individuare in corso di causa una domanda subordinata, ovvero la perdita di chance terapeutica, ha consentito di far emergere con chiarezza come una tempestiva diagnosi avrebbe offerto alla donna concrete possibilità di evitare l’amputazione e le drammatiche conseguenze che ne sono derivate.

«Questa sentenza è un segnale forte e positivo – commenta l’avv. Davide Di Marco – perché afferma un principio importante: la tutela della salute è un diritto che appartiene a tutti, indipendentemente dall’età o dalle condizioni personali. La perdita di chance rappresenta una evoluzione fondamentale nella giurisprudenza in tema di responsabilità sanitaria, perché consente di risarcire non solo il danno certo, ma anche la concreta possibilità perduta. È un riconoscimento di dignità per la paziente e per i suoi familiari che, dopo una lunga battaglia, vedono finalmente riconosciuto ciò che hanno sofferto».

La vicenda giudiziaria, conclusasi definitivamente nei primi mesi del 2025 con il pagamento delle prime tranche del risarcimento stabilito dal Tribunale, rappresenta un precedente significativo, specialmente nei casi in cui il nesso causale diretto tra negligenza medica e danno non sia di immediata dimostrazione.

Il risultato è infatti frutto di un lavoro approfondito, condotto sia sul piano legale che su quello medico-legale. Particolarmente determinante si è rivelato il ruolo della consulenza tecnico-scientifica del prof. Nicola Maria Giorgio, medico legale responsabile scientifico della società AP Risarcimento & Consulenza, struttura con sede principale a Scafati, attiva nel settore della responsabilità sanitaria e nella tutela medico-legale delle vittime di errori sanitari.

La decisione del Tribunale ha affermato anche l’importanza di garantire attenzione diagnostica e terapeutica a ogni paziente, indipendentemente da età o condizioni personali, superando pregiudizi o stereotipi sull’ineluttabilità di certi esiti in età avanzata.

«Questo risultato – conclude l’avvocato Di Marcodeve essere un incoraggiamento per chiunque si trovi ad affrontare casi di malasanità: nessuno deve sentirsi solo di fronte alla sofferenza, perché la legge può riconoscere e tutelare anche la speranza mancata, se reale e concretamente dimostrabile».

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