I cittadini lomellini, in particolare quelli che abitano vicino alla centrale, hanno subito un danno notevole e non solo economico e oggi si chiedono se oltre al danno si rischia di aggiungere anche la beffa.
Olevano Lomellina – In questi giorni la “bomba” della vicenda Biolevano (impianto a biomassa da “presunta” filiera corta) è scoppiata in tutta la sua gravità con l’arresto di dirigenti e funzionari amministrativi, l’incriminazione di numerosi altri personaggi ed il sequestro di beni per oltre 100 milioni di euro. La società, che la nostra associazione ha contrastato fin dal suo nascere, ha truffato per anni le casse statali sottraendo centinaia di milioni di euro, soldi che tutti noi paghiamo attraverso le bollette elettriche.
Secondo i dati dell’inchiesta la truffa portata avanti dalla Biolevano, in collaborazione con società partner con sede a Vigevano si basava su un “giochino” tutto sommato semplice: oltre ai soldi per l’energia prodotta venduta, la Biolevano ha incassato per anni il surplus dovuto a chi produce energia con legno vergine raccolto entro un raggio ben preciso di 70 chilometri. Ma nel caso della Biolevano i 70 km non erano rispettati. Il legname arrivava da tutte le parti, anche dall’estero, perché costava molto meno.
Questa è l’accusa alla base dell’azione giudiziaria messa in atto in questi giorni che speriamo risponda anche a queste nostre domande:
- Perché all’atto dell’autorizzazione non vennero tenuti affatto in considerazione i dati che dimostravano, in base agli studi degli agronomi che il recupero di 180.000 tonnellate di legno all’anno nel raggio di 70 chilometri era praticamente impossibile? Quindi si sapeva già fin dall’inizio che quanto previsto dalla autorizzazione non potesse essere attuato. Mettendo in conto i viali cittadini e i parchi pubblici non si poteva rispettare quanto promesso anche se ci avevano provato persino con il progetto della tanto decantata autostrada Broni-Mortara a inserire lungo il percorso siepi di pioppelle da bruciare evidentemente alla Biolevano.
- Perché l’Amministrazione comunale di Olevano non si oppose, anzi favorì l’installazione dell’impresa?
- Perché l’Amministrazione provinciale e regionale non tennero conto di questa incongruenza e approvarono il progetto?
- Su quali basi il Consiglio di Stato annullò la sentenza del Tar?
- Perché il bubbone viene fuori solo ora quando gli incentivi statali stanno per finire (tutti sappiamo che non vengono erogati per più di 12 anni)?
- Il Ministero delle Politiche Agricole ha mai controllato e verificato i documenti di tracciabilità delle biomasse da filiera corta presentati da Biolevano per autorizzare poi l’accesso al regime incentivante per la produzione di energia elettrica secondo la circolare n.9382 del 15/12/2016?
- Perché in seguito all’istituzione del Tavolo Parona da noi chiesto dopo l’esposto che presentammo al Ministero dell’Ambiente nel gennaio 2012 e che tramite l’assessore all’Ambiente Alberto Lasagna fu reso operativo dall’Amministrazione provinciale, allora presieduta da Daniele Bosone, nel documento redatto da Arpa sulle fonti inquinanti in Lomellina si dice che l’inquinamento è dovuto alle biomasse bruciate, perfino in estate, dai cittadini nei loro camini e stufe e non fa nessun cenno agli inquinanti emessi dall’incenerimento delle 180.000 tonnellate annue della Biolevano?
- I cittadini lomellini, in particolare quelli che abitano vicino alla centrale, hanno subito un danno notevole e non solo economico e oggi si chiedono se al danno si rischia di aggiungere anche la beffa. Infatti chi pagherà in caso di dismissione dell’impianto il ripristino dell’area, considerato che fu autorizzato senza neanche chiedere la fideiussione?
- Questa ennesima squallida vicenda di arricchimento personale illecito a danno della comunità dovrà finalmente portare alla luce le responsabilità degli amministratori pubblici che consentirono il concretizzarsi di una situazione potenzialmente criminogena.
Associazione Futuro Sostenibile In Lomellina ODV
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