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Parma: violazioni della normativa antimafia, sequestro per oltre 170mila euro

Indagine Gdf che ha eseguito il provvedimento nei confronti di un presunto affiliato alla cosca di ‘ndrangheta Vrenna-Corigliano-Bonaventura.

Parma – I militari del comando provinciale della Guardia di finanza hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal Gip del Tribunale emiliano – su richiesta della Procura – nei confronti di una persona, già condannata per il reato di associazione di tipo mafioso. Con il decreto è stato disposto il sequestro di denaro e di beni per un importo di oltre 170mila euro. Il provvedimento è scaturito dagli accertamenti svolti d’iniziativa dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Parma circa il rispetto della normativa antimafia da parte dei soggetti aventi precedenti penali specifici e residenti in provincia.

Nel mirino della Gdf un uomo condannato in via definitiva nel 2014 dalla Corte di Assise d’Appello di Catanzaro alla pena della reclusione (3 anni, 1 mese e 10 giorni), con interdizione dai pubblici uffici per 5 anni, per associazione a delinquere di stampo mafioso, in quanto ritenuto affiliato alla cosca di ‘ndrangheta Vrenna-Corigliano-Bonaventura. L‘attuale normativa antimafia impone infatti ai condannati con sentenza definitiva per reati di particolare gravità l’obbligo di comunicare, per dieci anni ed entro trenta giorni dal fatto, tutte le variazioni nella entità e nella composizione del patrimonio, concernenti elementi di valore non inferiore a 10.329,14 euro.

Entro il 31 gennaio di ciascun anno, inoltre, è previsto l’obbligo di comunicare le variazioni intervenute nell’anno precedente, quando concernono complessivamente elementi di valore non inferiore ad euro 10.329,14. Le indagini hanno permesso di ricostruire, mediante l’analisi di conti correnti e carte prepagate in uso all’indagato, ingenti flussi finanziari in entrata, nel periodo compreso dal 2017 al 2021, che l’indagato ha omesso di comunicare al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Parma, competente in base alla residenza dell’uomo. Pertanto, all’indagato è contestata l’ipotesi di reato di cui all’art. 31 della Legge n. 646/1982 (nota come legge “Rognoni-La Torre”).

Le ulteriori investigazioni dei finanzieri di Parma, svolte allo scopo di ricostruire il reale patrimonio dell’indagato, hanno consentito di ipotizzare che lo stesso, pur risultando lavoratore dipendente a tempo determinato, sia il reale amministratore di una società di Parma, nonché titolare di un’attività di bar dell’Oltretorrente, solo formalmente intestata alla moglie. Pertanto, il provvedimento di sequestro ha avuto ad oggetto, oltre che conti correnti e rapporti finanziari personali dell’indagato, anche la totalità delle quote della società e beni strumentali all’esercizio dell’attività di bar.

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