Il caso dell’atleta algerina non è il primo a far scoppiare la polemica. Il precedente di Caster Semenya, medaglia olimpica a Londra e a Rio.
Parigi – Dopo il caso Khelif a Parigi 2024, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha incontrato il presidente del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), Thomas Bach. Al centro del colloquio uno scambio di vedute sull’andamento dei Giochi e sullo stato di preparazione delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina 2026. Lo si legge in una nota di Palazzo Chigi. “Nel corso del faccia a faccia, è stato affrontato anche il caso dell’atleta Imane Khelif e il tema delle regole per garantire equità nelle gare sportive. Il Presidente Meloni e il numero uno del Cio Bach, hanno concordato che Governo e Comitato Olimpico Internazionale rimarranno in contatto per valutare come affrontare la questione per il futuro”, conclude la nota.
Ieri la premier ha incontrato a Parigi la pugile Angela Carini, che ha abbandonato il match del torneo 66 kg alle Olimpiadi contro l’algerina Imane Khelif, squalificata ai mondiali per i livelli troppo alti di testosterone ma ammessa ai Giochi. Il colloquio tra la presidente del Consiglio e l’azzurra che è stata accompagnata dal ministro dello Sport, Andrea Abodi. “So che non mollerai, Angela, e so che un giorno guadagnerai con sforzo e sudore quello che meriti. In una competizione finalmente equa“, ha poi scritto la premier postando la foto che la ritrae con l’atleta. “Non era una gara ad armi pari”, ha detto Meloni in visita a Casa Italia. “Su questa materia non sono d’accordo da anni con il Cio. Non ero d’accordo con la scelta del 2021, non sono d’accordo oggi, ringrazio Angela Carini per come si è battuta anche se non siamo riusciti a vederla, abbiamo visto solo dei piccoli flash… Ritirata? Mi dispiace ancora di più questa non era una gara ad armi pari”, ha aggiunto.
“Nel 2021, quando il Cio cambiò il regolamento su questa materia, noi presentammo una mozione per segnalare le conseguenze che questo poteva avere, perché è un fatto che con i livelli di testosterone presenti nel sangue dell’atleta algerina la gara in partenza non sembra equa. C’erano anche profili legati alla sicurezza e penso che bisogna anche fare attenzione nel tentativo di non discriminare, a discriminare, perché sono anni che tento di spiegare che alcune tesi portate all’estremo rischiano di impattare soprattutto sui diritti delle donne”, aveva sottolineato la premier.
E’ durato solo 46 secondi l’incontro di pugilato di Angela Carini contro l’algerina Imane Khelif. La sfidante dell’azzurra, già prima di salire sul ring, era finita al centro di una polemica, anche politica, per i livelli di testosterone troppo alti che non le avevano consentito di partecipare ai Mondiali lo scorso anno. Il caso dell’atleta nordafricana, però, non è il primo che agita il mondo dello sport. La precorritrice, in questo senso, è stata sicuramente Caster Semenya, intersessuale, medaglia olimpica negli 800 metri piani a Londra e a Rio. La mezzofondista sudafricana, che nella spedizione londinese è stata anche la portabandiera della sua nazionale, nel 2019, dopo il trionfo ai Mondiali, si era dovuta sottoporre su richiesta della Iaaf a un test di genere per poter essere ammessa alle competizioni l’anno successivo.
Una richiesta che aveva fatto storcere il caso a tanti, ma che doveva rispondere a un nuova norma, introdotta dalla Federazione internazionale di atletica, per cui le atlete che superano il limite di cinque nanomoli di testosterone per litro di sangue devono ridurre il valore del proprio testosterone. Semenya aveva presentato ricorso al Tas, che aveva convalidato la norma, storia diversa per il Tribunale federale svizzero, che solo per un mese aveva sospeso la normativa, lasciando comunque ai box la mezzofondista.