Parigi 2024, dopo il “Circo Barnum” della cerimonia di apertura le scuse: “Nessuna volontà di offendere religioni”

Il messaggio della direttrice della comunicazione dei Giochi Olimpici in risposta alle proteste e alle minacce di boicottaggio per la parodia in salsa Gay Pride dell”Ultima Cena”.

Parigi – “È chiaro che la nostra intenzione non era quella di mancare di rispetto ad alcun gruppo religioso. Al contrario, la nostra intenzione era quella di mostrare tolleranza e comunione. Se le persone si sono sentite offese, ci scusiamo”. Arrivano dopo tre giorni, come la resurrezione di Cristo, le scuse per lo “spettacolo” andato in scena all’apertura delle Olimpiadi di Parigi 2024.

Una cerimonia definita “blasfema” e addirittura “satanica” da molti spettatori e aspramente criticata non solo dagli esponenti della Chiesa, ma anche da molti laici, che si sono sentiti offesi da quello che è stato un autentico trionfo del trash, delle provocazioni gratuite e del cattivo gusto che con lo sport e lo spirito olimpico ha poco o nulla a che fare. A cospargersi il capo di cenere è stata Anne Descamps, direttrice della comunicazione di Parigi 2024, forse più per il timore del boicottaggio (immediatamente annunciato) di qualche sponsor illustre che per reale convinzione.

Maria Antonietta con la testa in mano

Del resto, davanti al “circo Barnum” andato in scena sabato sera nella Ville Lumiére, la levata di scudi è stata amplissima e bipartizan. A destare urticante fastidio, a quanto pare, non è stata tanto la povera Maria Antonietta che si aggirava con la testa ghigliottinata in mezzo a urla belluine e cacofoniche schitarrate tra le finestre della Conciergérie in fiamme (il carcere dove la regina era stata rinchiusa prima di essere condotta al patibolo), quanto quella che molti hanno interpretato come la “sconcertante parodia dell’Ultima Cena”: una modella over size piazzata al posto di Cristo e invece degli Apostoli un’accozzaglia di personaggi “queer”, uomini barbuti vestiti da donna e un bizzarro personaggio con la pelle azzurra e la barba gialla mollemente adagiato sul desco, più un “puffo” ubriaco che il dio Bacco cantato da Ovidio. Il trionfo del trash, insomma, molto più vicino a un Gay Pride che a un’inaugurazione delle Olimpiadi, il cui legame con lo spirito olimpico, con i sacrifici fatti dagli atleti e i valori della sportività e di De Coubertin a moltissimi è sfuggito.

“Era una cerimonia per riconciliare non per denigrare”, ripete Thomas Jolly, il “geniale” ideatore della serata, scelto da Macron come direttore artistico della cerimonia di apertura. Che tenta di affannosamente di spiegarsi: “L’idea era quella di creare un grande banchetto pagano legato agli dei dell’Olimpo. Non troverete mai in me o nel mio lavoro il desiderio di deridere o denigrare qualcuno – ha detto Jolly – Volevo fare una cerimonia che riparasse e riconciliasse”. Vistosi sommerso dalle critiche, Jolly si lamenta: “Certo, se il nostro lavoro viene usato per generare nuovo odio e divisione…”. Peccato che, sui social e non solo, in moltissimi abbiano fatto notare che il fatto di accampare dei diritti non conferisca automaticamente quello di deridere quelli degli altri e di denigrare duemila anni di Cultura occidentale e i suoi valori (estetici, culturali, artistici, religiosi) più profondi. Né che regali quello di offendere centinaia di milioni di persone, le quali a loro volta hanno il sacrosanto diritto di sentirsi “offesi” da quello che reputano uno “schifo” e una “oscenità”.

Già ieri il direttore artistico della cerimonia aveva detto di non aver voluto “scioccare nessuno” e ha definito il suo spettacolo “inclusivo”: “In Francia abbiamo il diritto di amarci come vogliamo, con chi vogliamo, in Francia abbiamo il diritto di credere e di non credere. In Francia abbiamo tanti diritti”. E chi lo ha mai negato? Ma di certo se lo scopo della cerimonia era quello di “includere”, stando alle furiose polemiche divampate sembra proprio che un’amplissima fetta di pubblico si sia sentita esclusa. Scopo fallito, quindi. Raggiunto invece, sempre secondo i social, quello di mostrare il “delirio” delle “ideologie woke”, inclusive “solamente nei confronti di ciò che piace a loro”.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa