Dopo il caso Piersanti Mattarella, nuovi approfondimenti sull’agguato mafioso del 1979. La Dia acquisisce foto e video del luogo del delitto.
Palermo – A più di quarant’anni dall’agguato che costò la vita a Michele Reina, ex segretario provinciale della Democrazia Cristiana, ucciso il 9 marzo 1979 a Palermo, la Procura del capoluogo siciliano ha deciso di riaprire le indagini. Un nuovo fascicolo è stato aperto su delega della Direzione Distrettuale Antimafia, che ha incaricato la Direzione Investigativa Antimafia (DIA) di acquisire fotografie e filmati girati sulla scena del crimine.
L’iniziativa si inserisce nel filone investigativo che, nelle scorse settimane, ha portato alla riapertura delle indagini anche sull’omicidio di Piersanti Mattarella, presidente della Regione Siciliana assassinato nel 1980. Due omicidi considerati da sempre “politico-mafiosi”, inseriti in una strategia della tensione portata avanti da Cosa nostra contro la classe dirigente siciliana.
Michele Reina, il delitto del 1979: un omicidio simbolico
Michele Reina fu ucciso con numerosi colpi di pistola mentre si trovava nella sua auto, in via Libertà, una delle arterie centrali di Palermo. Esponente di spicco della Dc siciliana, stava cercando di promuovere un rinnovamento interno al partito, ritenuto inviso agli equilibri politico-criminali dell’epoca.

L’omicidio venne fin da subito interpretato come un messaggio mafioso diretto all’intero sistema politico e venne in seguito ricondotto alla strategia della Commissione di Cosa nostra, che in quegli anni operava per eliminare figure scomode e influenti.
Le condanne alla Commissione di Cosa nostra
Per l’omicidio di Reina sono stati già processati e condannati diversi boss, membri della cosiddetta Commissione mafiosa, tra cui Totò Riina, Bernardo Provenzano e altri esponenti apicali dell’organizzazione. Tuttavia, come per altri delitti eccellenti di quegli anni, non sono mai stati chiariti tutti gli eventuali mandanti esterni o complicità istituzionali.
Nuove indagini, nuova luce?
La riapertura dell’inchiesta potrebbe ora tentare di far luce su aspetti rimasti oscuri, grazie a nuove tecnologie investigative, incroci di fonti e possibili collaborazioni di giustizia. Il lavoro degli inquirenti mira anche a verificare eventuali connessioni tra i vari omicidi politici di fine anni Settanta e inizio Ottanta in Sicilia.