Orologi, preziosi e appartamenti: colpo al clan Mazzei

Condanna definitiva e sequestro da 20 milioni di euro a imprenditore colluso con l’organizzazione mafiosa già colpita dall’operazione “Vento di scirocco”.

Catania – I finanzieri hanno dato esecuzione alla sentenza del Tribunale etneo, divenuta definitiva, con cui è stata disposta la confisca del patrimonio – circa 20 milioni di euro – illecitamente accumulato da Sergio Leonardi, un imprenditore sodale del clan dei “Carcagnusi” del boss Santo Mazzei. L’uomo è stato condannato in via definitiva per di associazione a delinquere, frode fiscale, sottrazione al pagamento e all’accertamento delle accise, omessa presentazione delle dichiarazioni fiscali, occultamento e distruzione delle scritture contabili, falsità commessa dal privato in atto pubblico e autoriciclaggio, aggravati dal fatto di aver agito per agevolare un’associazione mafiosa.

Il provvedimento nasce dall’indagine che portò nel gennaio di tre anni fa all’arresto dello stesso imprenditore, indagato, unitamente ad altre 22 persone, nell’ambito dell’operazione “Vento di Scirocco”. La carriera criminale del condannato avrebbe avuto inizio nel 2007 sotto l’egida mafiosa del clan “Sciuto-Tigna” per proseguire dopo la carcerazione di uno degli esponenti di spicco del gruppo, sotto l’ala protettrice dei Mazzei, i quali si sarebbero avvalsi del suo operato per il contrabbando di prodotti petroliferi.

Al riguardo, le indagini avevano evidenziato come alcuni esponenti di spicco del clan Mazzei avessero instaurato stabili rapporti con imprenditori dediti alla gestione di depositi e impianti di distribuzione di carburante coinvolti in operazioni finalizzate alle frodi fiscali sui prodotti petroliferi, ed in particolare con l’imprenditore poi condannato, intervenendo lungo tutte le fasi della filiera di approvvigionamento dei prodotti petroliferi con la propria capacità di condizionamento e di “mediazione”, anche grazie ai rapporti intrattenuti con soggetti appartenenti ad altre organizzazioni criminali operanti in diversi ambiti territoriali dell’Italia.

I finanzieri hanno poi ricostruito il complesso meccanismo delle “frodi carosello all’IVA” nel settore dell’importazione e della commercializzazione di prodotti petroliferi, reso possibile dalla disponibilità di numerosi depositi di prodotti energetici compiacenti e da una fitta rete di prestanome intestatari di società “cartiere” e di impianti di distribuzione stradale di carburante. Nel dettaglio, le citate cartiere si frapponevano tra gli effettivi venditori e acquirenti, con l’esclusivo scopo di “caricare” su di sé gli adempimenti connessi all’IVA dovuta sulle vendite, che tuttavia non veniva versata. Nel complesso, il gasolio consumato in frode è risultato pari a oltre 5,7 milioni di kg (corrispondente a quasi 7 milioni di litri) al quale è corrisposta un’evasione di accisa di oltre 4 milioni di euro e di IVA per quasi 2 milioni.

I contestuali accertamenti patrimoniali svolti in quella fase di indagini sul conto del richiamato soggetto avevano infine permesso di individuare e sottoporre a sequestro, a seguito di specifico provvedimento del Tribunale etneo, su richiesta della locale Procura, il patrimonio direttamente e indirettamente riconducibile al medesimo.

Gli orologi sequestrati

Ora la sentenza è diventata definitiva e l’imprenditore dovrà scontare 5 anni e 6 mesi nonché l’avvenuta confisca del patrimonio illecitamente accumulato, costituito da cinque società commerciali e 2 ditte individuali – operanti nel settore della commercializzazione di prodotti petroliferi, con sede nelle province di Catania (3 società e 2 ditte individuali) e Siracusa ( 2 società), 8 unità immobiliari, di cui 7 in Catania ed una in Giardini Naxos (ME), rapporti finanziari, denaro contante, decine di orologi e preziosi, per un valore complessivo di 20 milioni di euro.

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