Digos e polizia postale fermano un egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziana, accusati dalla Dda di far parte dello Stato Islamico.
Milano – Un’operazione antiterrorismo della Polizia, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, ha portato all’arresto a Monza e a Sesto San Giovanni di due uomini, un egiziano e un naturalizzato italiano di origine egiziane di 40-50 anni, accusati di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. Nelle loro chat erano presenti minacce e insulti agli ebrei e alla premier Giorgia Meloni.
Secondo gli inquirenti i due uomini sarebbero membri dell’organizzazione terroristica internazionale comunemente nota come Stato Islamico, gruppo criminale al quale avrebbero giurato fedeltà e garantito sostegno. L’indagine dell’Antiterrorismo milanese, illustrata dal procuratore di Milano Marcello Viola in una conferenza stampa, ha accertato l’alacre attività di propaganda e proselitismo digitale della coppia a favore dell‘Isis, organizzazione che sostenevano finanziando anche “cause di sostegno”.
I due uomini, residenti nell’hinterland milanese, erano impiegati nel settore delle pulizie, uno come addetto, l’altro come titolare di un’impresa adesso chiusa, e avevano una vita apparentemente normale. Il più anziano, di 49 anni, viveva in Italia dal 2008 ed era in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata. Il più giovane, un suo vicino di casa di 44 anni, era invece arrivato nel 2001 e aveva il doppio passaporto, egiziano e italiano. Sarebbe stato il primo a indottrinare e radicalizzare il secondo: il video del giuramento di fedeltà all’Isis è stato ritrovato nel corso di una perquisizione. Secondo Alessandro Gobbis, il pm titolare delle indagini, il 44 enne era ora impegnato “in un’attività di indottrinamento nei confronti del figlio più giovane, ancora adolescente”.
L’indagine della procura di Milano era stata aperta nel 2021, ma senza trovare evidenze della preparazione, da parte dei due indagati, di un attentato in Italia. I due uomini raccoglievano fondi, che poi inviavano in Yemen, Siria e Palestina, a donne rimaste vedove di miliziani per permetterne il sostentamento. Nessuno dei due era però mai stato in Medio Oriente: al vaglio degli inquirenti c’è solo un presunto viaggio che il 44enne stava forse organizzando in Turchia.
Le indagini hanno rilevato anche che i due erano molto attivi sui social e sui gruppi Telegram, Facebook e WhatsApp frequentati da estremisti e inserivano spesso commenti in appoggio all’Isis e contro l’Occidente. Nelle chat in cui scrivevano sarebbero state rintracciate anche minacce alla premier Giorgia Meloni e pesanti insulti rivolti agli ebrei: “minacce concrete – secondo Viola – con passaggi anche piuttosto forti”. “Oh scimmie e maiali! I monoteisti vi sgozzeranno come le pecore. Promessa di Allah. E Allah non manca alla sua promessa”, si legge in un messaggio in arabo pubblicato su Facebook. “Oh ebrei scimmie! Il nostro imminente appuntamento è a Gerusalemme”, si legge in un altro passaggio.
Sempre i post pubblicati sui social rivelano che i due possedevano “una competenza specifica nell’uso di armi da fuoco e la disponibilità a dare consigli a chi volesse usarle”. In uno di essi, scritto dal 49enne, si legge ad esempio che “sparare con un’arma di fuoco ti fa avere un cuore di ferro. Qualsiasi persona che spara poi diventa rigida con quella da fuoco. Io ho sparato, all’inizio ho avuto paura ma poi mi sono abituato, hai capito?”.