De Comito, rappresentante Feneal, Uil chiede attenzione per la pericolosità dell’amianto e delle polveri sottili con cui i lavoratori hanno a che fare.
Taranto – Piero Vernile, operaio dello stabilimento Acciaierie d’Italia (ex Ilva) di Taranto, che si è recato al centro prenotazioni per fissare una risonanza magnetica senza contrasto alla rachide cervicale, ottenendo il primo accesso al 27 marzo 2027 per un esame all’ospedale di Castellaneta. Periodicamente avverte dolori, e vista l’attività che fa il medico gli ha prescritto di fare approfondimenti. “Una vergogna – dice all’Ansa – come si fa a non lamentarsi della sanità pugliese? Oggi vado al Cup per prenotare una risonanza e mi danno la prima disponibilità per il 27 Marzo 2027. Ma vi sembra una cosa normale? E come dire alle persone: andate altrove e a pagamento”.
“Sono schifato. La politica – aggiunge – non fa nulla, solo chiacchiere da salotto e campagne elettorali. Noi lavoratori dell’ex Ilva siamo esposti a cancerogeni, chissà sé tra due anni sarò ancora vivo. Questa è la Puglia e questo è lo Stato italiano”. Una denuncia la sua, che fa i conti con le lunghe liste d’attesa degli ospedali italiani. E’ di questi giorni lo scandalo dei ritardi nei referti istologici a Trapani. La Regione Siciliana, attraverso l’assessorato della Salute, ha avviato il procedimento di decadenza del direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale, Ferdinando Croce, disponendone nel contempo l’immediata sospensione dalle funzioni per 60 giorni. La decisione è stata presa a seguito di un’indagine ispettiva che ha evidenziato gravi disservizi legati ai ritardi nell’erogazione delle prestazioni di anatomia patologica, suscitando grande clamore mediatico e un crescente allarme sociale, oltre a mettere a repentaglio la salute dei cittadini interessati.
Ma tornando al caso Ilva, Salvatore De Comito, rappresentante Feneal Uil, chiede attenzione per la pericolosità dell’amianto e delle polveri sottili con cui i lavoratori hanno a che fare. Lavoratori dell’ex Ilva ma anche quelli dell’indotto. “Della nostra azienda almeno una dozzina di morti negli ultimi anni, – fa notare – si considerino anche tutte le altre imprese dell’indotto e sarà comprensibile quale sia il livello di preoccupazione. Non solo i morti: ci sono persone, non poche, che stanno combattendo la malattia. La tutela per i lavoratori che hanno a che fare con l’amianto non riguardi solo i dipendenti diretti del siderurgico di Taranto.” Non si tratta, secondo il sindacalista, neanche di lavori usuranti: è ancora peggio e per questo servono misure ancora più rigorose perché ammalarsi è un rischio molto concreto e le prospettive di vita non sono lunghe. “Serve un provvedimento specifico, una legge, perché gli addetti a lavori che comportano rischio amianto, polveri sottili e sostanze cancerogene siano siano in pensione dopo 25 anni di lavoro.”