La senatrice sopravvissuta ad Auschwitz ridurrà gli impegni rispetto al tour de force che fa di solito per il Giorno della Memoria.
Roma – Ondata di insulti social dopo la pubblicazione del trailer del film documentario, distribuito da Lucky Red, che racconta la storia della senatrice a vita Liliana Segre. Sotto al post di lancio della pellicola, infatti, compaiono più di 600 commenti molti dei quali molto critici e dai contenuti pesanti nei confronti di Segre. Sopravvissuta ai campi di sterminio, quest’anno la senatrice ridurrà la sua presenza agli eventi previsti per la Giornata della Memoria. “A 94 anni è semplicemente stanca”, ha detto all’AGI il figlio, l’avvocato Luciano Belli Paci, ricordando che ad amareggiare la madre, ma certo non a intimidirla è questa raffica di insulti.
Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma tra gli applausi commossi del pubblico, LILIANA, film documentario diretto da Ruggero Gabbai, racconta la storia della senatrice a vita Liliana Segre. L’arresto, la deportazione nei campi di concentramento in cui ha dato l’ultimo struggente addio a suo padre, fino al suo profondo impegno sociale per trasmettere alle giovani generazioni un messaggio di libertà e uguaglianza, contro ogni sopraffazione dei diritti umani. Il figlio della senatrice a vita ha dichiarato all’AGI che Segre comunque aveva già deciso di ridurre gli impegni rispetto al tour de force che fa di solito per il Giorno della Memoria. Quindi si limiterà a essere al Quirinale il 28 gennaio, e con la comunità di Sant’Egidio il 6 febbraio a Milano. Eviterei però di mettere in relazione gli insulti”, con la mancata uscita di ieri al Memoriale della Shoah, “non si chiude in casa di certo per questo”.
Quanto ai commenti d’odio ricevuti da Segre per il documentario sulla sua vita, Belli Paci ha spiegato: “Valutiamo la querela, ma il numero di insulti è esorbitante e in tutta Italia. E’ un diluvio, sono centinaia per ogni pagina di ogni cinema. Quindi faremo una analisi e nei casi più eclatanti valuteremo querele col nostro avvocato” ma “non è una cosa di facile gestione”. Nel frattempo la Procura di Milano ha chiuso l’inchiesta, in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti di dodici persone accusate di diffamazione e istigazione a delinquere per motivi di odio razziale nei confronti di Liliana Segre. L’indagine, con al centro insulti e minacce soprattutto via social e via e-mail, è coordinata dal pm Nicola Rossato e dal procuratore Marcello Viola e ha portato anche alla richiesta di una quindicina di archiviazioni, tra cui quella nei confronti di chef Rubio alias Gabriele Rubini.