omicidio Scopelliti

Omicidio Scopelliti, slittano al 4 giugno gli accertamenti biologici: errore di notifica ritarda le indagini

La Dda di Reggio Calabria attende la nomina del perito. L’inchiesta coinvolge 20 indagati tra boss di Cosa nostra e ‘Ndrangheta.

Reggio Calabria – Slittano al 4 giugno 2025 gli accertamenti tecnici non ripetibili di tipo biologico nell’ambito della riapertura dell’inchiesta sull’omicidio del giudice Antonino Scopelliti, assassinato il 9 agosto 1991 a Piale, frazione di Villa San Giovanni, mentre rientrava in Calabria per le ferie.

Il rinvio è stato disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria a causa di un difetto di notifica: alcune comunicazioni indirizzate agli indagati, molti dei quali detenuti, e ai familiari del magistrato, in qualità di parti offese, non sono andate a buon fine.

Accertamenti biologici rinviati: la Procura avvisa le parti

L’avviso, firmato dal procuratore Giuseppe Lombardo e dalla pm Sara Parezzan, prevedeva per oggi l’incarico a un perito nei laboratori del Gabinetto regionale di polizia scientifica. Tuttavia, la Dda ha incaricato la propria segreteria e la Squadra Mobile di notificare nuovamente le convocazioni in vista della nuova data, garantendo agli indagati la facoltà di nominare consulenti tecnici.

I 20 indagati: il vertice delle mafie storiche

L’inchiesta coinvolge attualmente 20 indagati tra esponenti apicali di Cosa nostra catanese e della ‘Ndrangheta reggina, accusati a vario titolo di omicidio volontario aggravato. Inizialmente gli indagati erano 24, ma tre – Matteo Messina Denaro, Giovanni Tegano e Francesco Romeo – sono nel frattempo deceduti. Benedetto Santapaola, storico boss di Catania, risulta tra i nominativi, ma non potrà essere processato, essendo già stato assolto in via definitiva per lo stesso fatto.

Nuove prove biologiche dopo 34 anni

La natura esatta del materiale biologico da analizzare non è stata ancora resa nota. Gli accertamenti, spiegano i magistrati, sono necessari per il confronto con elementi già esaminati nel corso di precedenti perizie su due elementi chiave. Il primo è la BMW del giudice Scopelliti, sequestrata e conservata per oltre trent’anni. Il secondo è il fucile ritrovato nel 2019 a Belpasso, indicato dal pentito Maurizio Avola.

L’8 e 9 aprile scorsi, inoltre, è stato effettuato un esperimento giudiziale sul luogo del delitto, con la ricostruzione della dinamica dell’agguato attraverso la rimessa in scena dell’autovettura del magistrato.

La verità sul caso Scopelliti dopo oltre trent’anni?

L’attività della Dda si inserisce nel tentativo di riscrivere la verità giudiziaria su uno degli omicidi più oscuri della storia della Repubblica: Antonino Scopelliti, sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione, era stato incaricato di rappresentare l’accusa al maxi-processo contro Cosa nostra. Fu ucciso con un colpo di fucile alla testa, un omicidio su cui aleggia il sospetto della collaborazione tra ‘Ndrangheta e mafia siciliana.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa