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Omicidio Michele Ranieri: due arresti nel clan Strisciuglio

Operazione dei carabinieri coordinata dalla DDA: preso il killer autore del regolamento di conti interno al gruppo criminale.

Bari – I carabinieri del Comando provinciale  hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del tribunale, su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza nel procedimento a carico di due persone: D.A., di 38 anni, censurato e già detenuto per altra causa, indagato per omicidio in concorso, porto e detenzione di arma da fuoco, nonché F.D., di 36 anni, indagato per false informazioni al pubblico ministero. Ad entrambi è stata altresì contestata l’aggravante del metodo mafioso.

Secondo l’impostazione accusatoria accolta dal Gip (fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), la sera dell’11 settembre 2019, in pieno centro abitato presso il quartiere San Pio (Enziteto) di Bari, l’uomo di 28 anni, su mandato del capo dell’articolazione locale del clan Strisciuglio e con il supporto di altri due indagati (tutti già arrestati dai carabinieri due settimane dopo i fatti) avrebbe esploso vari colpi di arma da fuoco nei confronti di Ranieri Michele, all’epoca trentanovenne, ritenuto esponente dell’articolazione di Bari Carbonara del clan Strisciuglio, inseguendolo anche con un motociclo e colpendolo nuovamente, fintanto da causarne la morte. Riguardo invece all’altro arrestato odierno, sentito dal pubblico ministero l’indomani mattina dell’omicidio, avrebbe omesso di fornire informazioni utili ai fini dell’indagine, rendendo dichiarazioni false.  

Il luogo del delitto

Le indagini, condotte dai militari del Reparto operativo – Nucleo investigativo e coordinate dalla DDA di Bari, sviluppate perlopiù mediante servizi di osservazione e pedinamento e per mezzo di attività tecniche, supportate inoltre da diverse dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno consentito di raccogliere gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati e di individuare il movente del fatto delittuoso. Il mandante, infatti, già condannato in primo grado, secondo la tesi accusatoria, avrebbe commissionato l’omicidio allo scopo di affermare il predominio del proprio gruppo criminale, mediante l’utilizzo della forza di intimidazione mafiosa.

Il quadro indiziario raccolto dai carabinieri a carico dell’indagato è stato condiviso dalla Procura della Repubblica che ha avanzato richiesta di emissione di misura cautelare. Il GIP del tribunale, accogliendo la richiesta, ha disposto la cattura del soggetto, allo stato già detenuto per altra causa.

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