HOME | LA REDAZIONE

Omicidio Rancilio, il figlio in silenzio davanti al gip. Chiesta la perizia psichiatrica

L’uomo è accusato di aver ucciso la madre con un manubrio da palestra. In passato avrebbe avuto tre diversi ricoveri per problemi di salute mentali, l’ultimo all’inizio del 2023.

Milano – Si è avvalso della facoltà di non rispondere Guido Rancilio, accusato di aver ucciso la madre Fiorenza con un colpo alla testa assestato con un manubrio da palestra. Il 35enne ha fatto scena muta durante l’udienza di convalida davanti al gip di Milano Giulio Fanales, che si è svolta all’ospedale Policlinico di Milano dove il 35enne è ricoverato sotto sedativi dallo scorso mercoledì pomeriggio.

L’uomo, che soffre di disturbi psichiatrici, ha risposto solo alle domande di rito ed è stato in grado di comprendere gli avvisi del gip, che tra oggi e domani potrebbe depositare la convalida del fermo eseguito dai carabinieri della Compagnia di Milano Duomo. Il gip dovrà anche decidere sulla richiesta di custodia cautelare in carcere formulata dalla pm Ilaria Perinu: il 35enne potrebbe quindi finire in carcere o in una struttura di cura, sempre in regime cautelare. Ma anche se venisse disposto il carcere, Rancilio potrebbe rimanere ancora per parecchio tempo nel reparto di psichiatria dell’ospedale prima del trasferimento.

L’uomo in passato era già stato ricoverato diverse volte per problemi di salute mentali: il primo nel 2014, poi nel 2021 e l’ultimo dal 14 gennaio al 21 marzo 2023; da allora sarebbe in cura in una comunità riabilitativa. Anche per questo la Procura di Milano disporrà una perizia psichiatrica ma, per il momento, ha escluso “elementi” che possano far emergere l’incapacità di intendere e di volere e quindi la non imputabilità del 36enne.

Il movente, “con elevata probabilità razionale, è da individuare – ha spiegato la pm Perinu – nei rapporti esistenti tra madre e figlio, rovinati dalla patologia sofferta dall’indagato”, il quale era in casa quando la madre è stata trovata senza vita nel salotto. Nei giorni scorsi è emerso che la donna aveva confidato agli amici di “avere paura” del figlio.

Il 35enne, all’arrivo delle forze dell’ordine nell’appartamento il giorno del delitto, si è limitato a farfugliare cose senza senso, riferiscono i testimoni (tra cui lo zio della vittima), mentre il medico che ha constatato il decesso tentava di stabilire un contatto lui rispondeva solo dicendo “Viva la libertà”, si legge nel provvedimento. Sul comodino dell’uomo sono stati trovati diversi farmaci e per lui è subito scattato il trasferimento in una struttura ospedaliera.

Facebook
Twitter
LinkedIn
WhatsApp
Email
Stampa