Il 35enne senegalese protesta nuovamente contro la carcerazione, rivendicando la propria innocenza mentre si avvicina il termine della custodia cautelare.
Rimini – Louis Dassilva, l’uomo accusato dell’omicidio di Pierina Paganelli, ha ripreso lo sciopero della fame nel carcere di Rimini per protestare contro la sua detenzione. Il 35enne senegalese si trova recluso dal 16 luglio 2024 e continua a proclamarsi innocente dell’accusa di aver ucciso la 78enne il 3 ottobre 2023.
Louis Dassilva riprende lo sciopero della fame
Il sospettato dell’omicidio ha ricominciato la protesta estrema a poche settimane dal termine della custodia cautelare, come riportato dal settimanale Giallo. Non si tratta della prima volta: Dassilva aveva già intrapreso uno sciopero della fame ad aprile 2025, che lo aveva portato al ricovero ospedaliero precauzionale.
La situazione processuale di Dassilva presenta alcuni elementi critici per l’accusa. La perizia sulla telecamera “Cam3”, che avrebbe dovuto smentire definitivamente l’alibi dell’imputato, non è risultata conclusiva. Gli esperti non sono riusciti a determinare con certezza il colore della pelle dell’uomo inquadrato nelle immagini del 3 ottobre 2023, indebolendo così una prova considerata fondamentale dalla procura.

Inoltre, una precedente perizia aveva già stabilito che la corporatura della sagoma ripresa dalle telecamere non corrisponderebbe a quella di Dassilva, creando ulteriori dubbi sull’identificazione del presunto assassino.
Gli elementi della procura e il movente
Nonostante le difficoltà tecniche con le prove video, la procura mantiene una strategia accusatoria basata principalmente sul movente. L’accusa sostiene che Dassilva fosse l’amante di Manuela Bianchi, nuora della vittima, e che avrebbe ucciso Pierina Paganelli per timore che la loro relazione clandestina venisse scoperta.
Un elemento significativo per l’accusa è rappresentato dal cambio di versione della stessa Manuela Bianchi. Dopo aver difeso per mesi Dassilva, la donna ha modificato le sue dichiarazioni, collocandolo sulla scena del delitto e affermando che lui le avrebbe dato indicazioni su dove spostare il corpo della suocera.

Questa testimonianza supporterebbe la teoria della procura secondo cui la scena del crimine sarebbe stata manipolata. Conseguentemente, Bianchi è stata accusata di favoreggiamento.
Cosa sostiene la difesa di Dassilva
La strategia difensiva si basa su elementi scientifici ritenuti cruciali. Il primo e più importante è l’assenza totale di DNA di Dassilva sia nel garage dove è stato ritrovato il corpo di Pierina Paganelli, sia sulla vittima stessa.
La difesa fa leva su un principio fondamentale della criminologia forense: ogni contatto fisico lascia inevitabilmente delle tracce biologiche. L’assenza completa di materiale genetico riconducibile all’imputato rappresenterebbe quindi una prova forte della sua estraneità al delitto. La procura, dal canto suo, spiega questa mancanza con l’ipotesi della manipolazione della scena del crimine.

Inoltre, la difesa può contare sull’alibi di Dassilva, seppur di natura familiare e quindi considerato debole dal punto di vista probatorio. Tuttavia, questo alibi non è stato definitivamente smentito dalle controverse immagini della telecamera Cam3, che inizialmente sembravano poter rafforzare la tesi accusatoria ma che si sono rivelate meno decisive dopo le perizie tecniche.
Il caso rimane quindi aperto su diversi fronti, con l’accusa che punta sul movente passionale e la manipolazione delle prove, mentre la difesa si affida all’assenza di riscontri scientifici diretti e alle lacune nelle prove video. Nel frattempo, Louis Dassilva continua la sua protesta dal carcere, ribadendo la propria innocenza in attesa degli sviluppi processuali.