Le indagini genetiche escluderebbero la presenza sulla scena del crimine dell’unico indagato, l’operaio senegalese arrestato a luglio.
Rimini – Svolta clamorosa nelle indagini per l’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne uccisa a Rimini nell’ottobre 2023. Sul corpo della donna sarebbero stati individuati due DNA femminili distinti, rilevati rispettivamente sulla gonna, all’altezza della vita, e sulla maglietta vicino a una coltellata. Quel che più conta, non è stata rilevata nessuna traccia biologica di Louis Dassilva, l’unico indagato e arrestato che invece “non è collocabile sulla scena del delitto”.
Gli esiti delle indagini genetiche condotte dal super esperto Giardina, anche con l’ausilio di una macchina fatta arrivare apposta dagli Stati Uniti, sono emersi durante una riunione tra i periti di parte e il consulente nominato dal Gip del Tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, nell’ambito dell’incidente probatorio e degli esami di laboratorio sui reperti della scena del crimine.
Pierina Paganelli, testimone di Geova, era stata trovata senza vita il 3 ottobre 2023 nel garage del condominio in cui abitava, in via del Ciclamino. Per il delitto è indagato Louis Dassilva, 34enne di origine senegalese, in carcere dal 16 luglio 2023. Tuttavia, secondo i legali di Dassilva, Riario Fabbri e Andrea Guidi, le nuove analisi non collocano il loro assistito sulla scena del crimine.
“L’incidente probatorio è concluso – ha dichiarato l’avvocato Fabbri – e non è emerso il profilo genetico di Dassilva, nemmeno utilizzando la nuova apparecchiatura“. Il riferimento del legale è alla tecnologia crime-lite, portata dagli Stati Uniti dal genetista Emiliano Giardina, consulente del Gip, che consente di individuare tracce biologiche minime sui reperti.
Il difensore ha spiegato che il cosiddetto “profilo maschile 3”, rilevato inizialmente, non ha fornito risultati utili nemmeno con i nuovi strumenti, restando non comparabile. Invece, i test hanno individuato due nuovi profili femminili: uno sulla gonna e uno sulla maglietta, entrambi troppo deboli per consentire comparazioni definitive. Si ipotizza che i due DNA femminili possano appartenere ai soccorritori, e i legali potrebbero chiedere una proroga per ulteriori analisi. Tuttavia, Fabbri conclude con certezza: “Dassilva non è collocabile sulla scena del delitto”.