La discussione nella notte, poi gli spari. Dritan Hakaj, 45enne di origine albanese, viene colpito al petto e muore nell’androne di una palazzina a Garbagnate Milanese.
Milano – Quattro colpi di pistola squarciano il silenzio della notte in una palazzina in via Varese a Garbagnate Milanese, periferia nord del capoluogo lombardo. Uno soltanto, quello fatale, centra in pieno petto Dritan Hakaj, 45 anni, di origini albanesi, disoccupato con precedenti per droga, reati contro il patrimonio e legati alla prostituzione. Ma non è per questo che è morto nell’androne del palazzo, al termine di un inseguimento lungo le scale, dall’appartamento fino a terra. A freddarlo la notte scorsa intorno alle tre è stato Walter Budri, 78enne pensionato, incensurato, al termine di una violenta discussione.
Dalle prime ricostruzione sembra che Hakaj avesse una relazione con la moglie di Budri, una 51enne connazionale della vittima, e che frequentasse abitualmente l’appartamento dove il pensionato e la donna vivevano con il figlio di lei, frutto di una precedente relazione.
Ma alle 3 del mattino di sabato, Hakaj si presenta ubriaco e aggredisce la donna di fronte al figlio undicenne. La 51enne si allontana cercando di proteggersi e Budri interviene armato di una Beretta calibro 22. I primi due colpi li esplode in aria, come per allontanare la minaccia. Ma quando HakaJ fugge dall’appartamento e scende le scale, il pensionato lo insegue fino all’androne, dove la discussione riprende per concludersi in tragedia. Dopo un ulteriore colpo in aria e una breve colluttazione tra i due parte il colpo fatale che centra e uccide il 45enne.
Sulla scena del crimine i carabinieri della compagnia di Rho recuperano quattro bossoli. I soccorsi giungono rapidamente, ma per Hakaj non c’è nulla da fare: muore nell’atrio, dove i militari trovano anche Budri. Inizialmente, l’uomo dichiara che il colpo mortale sarebbe partito accidentalmente durante la colluttazione, ma più tardi fornisce ulteriori dettagli al pubblico ministero. Viene arrestato con l’accusa di omicidio volontario e trasferito al carcere di San Vittore in attesa dell’udienza di convalida. L’arma, sequestrata dai carabinieri, risulta sì registrata, ma detenuta illegalmente nella casa.