Omicidio Biagi, Boccaccini è libero. Il figlio del giuslavorista: “Per i brigatisti non dovrebbero esserci sconti di pena”

Boccaccini era stato condannato all’ergastolo, con pena ridotta nel 2006 a 21 anni in appello. Lorenzo Biagi: “Rabbia, ma la giustizia italiana funziona così”.

Bologna – “Che rabbia”. Questo il commento di Lorenzo, il figlio più giovane di Marco Biagi, alla notizia che Simone Boccaccini, oggi 64enne, accusato di aver partecipato ai pedinamenti nei giorni e nei mesi precedenti l’agguato mortale al giuslavorista ucciso dalle Nuove Br a Bologna il 19 marzo 2002, è uscito dal carcere dopo aver saldato i conti con la giustizia. Boccaccini era stato condannato all’ergastolo, con pena ridotta nel 2006 a 21 anni in appello in virtù del riconoscimento delle attenuanti generiche, sentenza poi confermata in Cassazione nel 2007.

L’ex terrorista è uscito venerdì mattina dal carcere di Alessandria: condannato a cinque anni e otto mesi per associazione sovversiva anche nel processo per l’omicidio di Massimo D’Antona (giurista assassinato a Roma il 20 maggio del 1999), ha finito di scontare la pena in anticipo grazie alla buona condotta e allo “sconto” di dieci mesi riconosciuto nel 2019 in base alla continuazione, cioè al collegamento tra i due delitti, riconosciuti come parte di un “unico disegno criminoso”.

“E’ una notizia di cui prendo atto, si sapeva già”, dice Lorenzo Biagi a Repubblica. “Per me non dovrebbero esserci sconti di pena per i terroristi, ma la giustizia italiana funziona così. Mi ferisce in modo profondo sapere che lui è adesso un uomo libero, ma non posso farci niente. Vado avanti e li ignoro, perché l’indifferenza nei confronti di chi ha ucciso mio babbo è il modo per andare avanti nella mia vita, che è l’unica cosa che conta”.

Marco Biagi fu fu ucciso sotto casa mentre rientrava dal lavoro in bicicletta. Nel 2001 lo Stato gli aveva negato la riassegnazione della scorta nonostante si sentisse in pericolo per le minacce ricevute a causa del suo attivismo nella riforma del mondo del lavoro, da lui stesso promossa durante il Governo Berlusconi e ispirata a una maggior flessibilità dei contratti.

L’avvocato Guido Magnisi, legale della famiglia Biagi, confida a Repubblica le sue riflessioni, che lo portano a provare un senso di tristezza rispetto alla vicenda e alla memoria di Marco Biagi. “Ma da avvocato garantista – aggiunge – ritengo che l’espiazione deve anche liberare, è un effetto necessario. Si spera che l’esperienza avuta sia stata utile”. E al giornalista che gli chiede se la buona condotta va riconosciuta anche ai terroristi, l’avvocato risponde: “Una volta che l’espiazione c’è stata, un paese civile deve permettere che l’espiazione consumata della pena dia una possibilità, altrimenti ci troveremmo nell’assurdità che sia punitiva e non rieducativa”.

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